Masterchef? "Gastrofighetti", in cucina servono sacrifici

UDINE. Dura e faticosa la vita dello chef, ma se non mancano passione e sacrificio, l’impresa, seppur ardua, si rivela una valida scelta per il futuro.
E i ragazzi dell’alberghiero, da “Masterchef” a “Hell’s Kitchen”, bocciano la sfilza di talent dedicati alla cucina tanto in voga negli ultimi tempi: non hanno fatto altro che “pompare” la figura del cuoco, trasformando i re dei fornelli in dei «gastrofighetti».
Lo dicono gli studenti dello Stringher che, dopo cinque anni di fatiche, stannoper ottenere il diploma al corso di enogastronomia. Ieri per gli allievi dell’istituto è stata la volta degli orali, che proseguiranno per tutta la prossima settimana. Abbastanza soddisfatti della prova, ora pensano al futuro, chi proseguendo la propria formazione sui libri, e chi, invece, tuffandosi nel mondo del lavoro per fare esperienza. All’estero.
Già, perchè se anche l’Italia offre comunque buone opportunità dal punto di vista occupazionale, «sfondare è difficile», dicono i ragazzi, ed è comunque utile un periodo fuori dal proprio Paese per farsi le ossa e imparare anche una nuova cultura.
Erika partirà per le Canarie alla ricerca di un posto, possibilmente, come cuoca, ma prima pensa a godersi l’estate e le meritate vacanze. «Per entrare nel mondo della cucina serve la passione. E anche se rifarei questa scuola credo sia opportuno aumentare le ore di laboratorio, o non si riesce a entrare nell’ottica di questo mestiere. Gli stage sono l’unica opportunità che abbiamo per imparare».
A sentire gli studenti dell’istituto di via Monsignor Nogara, la scuola, così come strutturata, prepara troppo poco al mondo del lavoro e, nonostante i ragazzi siano convinti della scelta intrapresa, sottolineano che sarebbe più opportuno aumentare le ore “pratiche”, magari inserendo nella seconda prova la possibilità, come già accade per altri istituti della città, come i licei artistici e musicali, di potersi cimentare nella pratica, mettendo alla prova abilità e creatività.
«Troppe ore di teoria non ci aiutano - afferma Yuri, che confessa di non aver dormito molto nella sua “notte prima degli esami” -: ci piacerebbe ricevere una migliore preparazione sul campo anche all’interno delle aule. Ci provo a intraprendere la carriera di cuoco, facendo la stagione a Bibione e poi quella invernale, per poi spostarmi all’estero».
Tommaso, invece, è ancora indeciso se prendersi un anno di pausa o iscriversi a Parma al corso di Enogastronomia. «L’Italia è il Paese, assieme alla Francia, in cui la cucina viene valorizzata di più - rileva Tommaso - ma a livello di opportunità per i giovani credo sia l’America a offrire più chance».
E, a detta dei ragazzi, per arrivare al successo in questo settore a poco servono la tivù e i talent, che definiscono «una buffonata» e «visibilmente pilotati». Stare in cucina, assicurano, è una cosa seria e ci vuole, prima di tutto, tanta passione e dedizione, assieme, naturalmente, al talento e alla creatività.
Altro che Cracco, “sopravvalutato e che pensa solo ai suoi business”, meglio rimanere con i piedi per terra e rimboccarsi le maniche, ispirarandosi allo stellato Scarello, o a Massimo Bottura, incoronato a New York miglior chef del mondo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto