Maschio Gaspardo: «Cyber attacco finito»
Morsano, lunedì ripartirà la produzione in azienda con il rientro delle maestranze. Salvi tutti i dati

MORSANO. Situazione sotto controllo alla Maschio Gaspardo, dopo l’attacco hacker di martedì che ha comportato lo stop della produzione nella sede di Morsano e nelle altre italiane della multinazionale. «Grazie al funzionamento dei sistemi di protezione e sicurezza informatici dell’azienda – riferiscono dalla Maschio Gaspardo – il sistema centrale è integro e sono stati preservati tutti i dati aziendali. La produzione negli stabilimenti italiani ripartirà da lunedì, con il rientro di tutti i dipendenti. Entro la fine della prossima settimana, i tecnici dell’azienda saranno in grado di ripristinare le funzionalità dei sistemi informativi in tutti i reparti».
Dunque, ancora una decina di giorni per riportare i sistemi a regime, ma già in questo fine settimana tutto sarà pronto per la ripresa della produzione. È la conferma che attendevano i 250 – su oltre 300 – lavoratori della sede di Morsano e gli altri rimasti a casa (in particolare a Campodarsego e Cadoneghe) per l’inatteso stop produttivo. Lavoratori che potranno beneficiare della cassa integrazione ordinaria. Non ci sono stati riflessi sulla struttura commerciale e per gli addetti ad assistenza e ricambi. Significativo è l’aspetto della salvaguardia di tutti i dati della multinazionale, non sottratti bensì bloccati, su richiesta di un riscatto in Bitcoin, dal virus informatico. Non si è corso, insomma, il rischio che venissero rubate o cancellate informazioni delicate.
L’azienda conferma di «non aver pagato alcun riscatto – continuano alla multinazionale leader nel settore dei macchinari agricoli – e ringrazia in particolare carabinieri e polizia di Stato, che sono prontamente intervenuti martedì, offrendo un prezioso supporto tecnico per individuare la tipologia di attacco cibernetico subito».
Il nuovo virus, identificato in vari modi a seconda delle caratteristiche ( “Petya” o la variante “NotPetya” o “Nyetya” ), è un ramsonware come il celebre “Wannacry” , che colpisce bloccando il contenuto dei computer: per riaccedervi occorre pagare un riscatto. Si diffonde, secondo gli esperti, aprendo allegati e-mail in apparenza insospettabili. Il Paese più colpito è stato l’Ucraina: vittime società, banche, aziende, istituzioni e pure la centrale di Chernobyl. Immediate le accuse alla Russia, che però a sua volta ha subito l’attacco. L’Italia è in cima alla lista dei più bersagliati. In Friuli occidentale, al momento, non sono stati segnalati altri casi di aziende che hanno subito le conseguenze del virus.
(a.s.)
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