Marrapodi: gli austriaci ci guardano con grande simpatia

Intervista esclusiva all’ambasciatore d'Italia a Vienna: all'estero hanno un visione positiva dell’Italia, condividono la nostra speranza di uscire dalla crisi

VIENNA. Gli austriaci hanno un’idea del nostro Paese migliore di quella che ne hanno gli stessi italiani. Lo afferma Giorgio Marrapodi, dall’agosto dello scorso anno ambasciatore d’Italia a Vienna. Non è una semplice impressione, ma il frutto di oltre 300 incontri avuti in questi primi nove mesi dal diplomatico italiano, da quando ha assunto l’incarico. Incontri a tutti i livelli, dal ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz ai politici dei vari partiti, dai governatori del Länder ai rappresentanti del settore imprenditoriale, dai direttori dei principali musei e delle altre istituzioni culturali ai rappresentanti della cosiddetta “società civile”.

«Gli austriaci – afferma Marrapodi – hanno una visione positiva dell’Italia e ci guardano con grande simpatia».

Nonostante le turbolenze politiche e le difficoltà economiche?

«In tutti questi incontri cerco di spiegare i punti di forza del nostro Paese, senza nasconderne le criticità».

Non dev’essere semplice.

«In effetti la situazione economica italiana è complessa. Abbiamo un debito pubblico alto, ma è quello che nell’Ue è cresciuto di meno dall’inizio della crisi finanziaria. Dobbiamo considerare poi che il debito privato, il debito delle imprese e quello delle banche sono tra i più bassi in Europa».

Ciò non toglie che il debito pubblico sia vertiginoso...

«Uno studio pubblicato nel Lussemburgo 3 anni fa sostiene che per valutare un Paese non basta il considerare il debito pubblico, ma il debito totale e, in base a questo criterio, l’Italia sarebbe il secondo Paese più virtuoso nell’eurozona. Cito anche uno studio dell’Università di Friburgo, secondo cui il debito pubblico italiano sarebbe anche quello più sostenibile nel lungo periodo, grazie alle riforme introdotte negli ultimi anni, che hanno ridotto il tasso di crescita della spesa e portato all’avanzo primario”.

Riesce a convincere gli austriaci?

«Gli austriaci condividono la nostra speranza di uscire dalla crisi. L’Italia è il secondo partner commerciale dell’Austria: è anche nell’interesse degli austriaci che la nostra economia torni a funzionare. Del resto un segnale importante viene dal nostro export, che è in crescita. Questo significa che le nostre aziende sono ancora competitive, nonostante il cambio dell’euro. La crisi che stiamo attraversando è dovuta soprattutto ai bassi consumi interni».

La settimana scorsa la ministra degli esteri Federica Mogherini ha incontrato il collega austriaco Kurz, un paio di settimane fa il capo dello Stato austriaco Heinz Fischer ha fatto visita a Roma al nostro presidente Napolitano. Gli incontri ad alto livello tra i due Paesi sono frequenti?

«I presidenti Napolitano e Fischer sono amici da tempi lontani e si vedono quasi ogni anno. L’ultimo incontro aveva carattere di visita privata, per cui non sono state coinvolte le rappresentanze diplomatiche».

Tra Austria e Italia esiste ormai da anni un clima di grande collaborazione. Ci sembra che non vi siano dei problemi aperti. Di che cosa si discute allora in questi incontri?

«Condividiamo alcune priorità importanti di politica estera ed europea. Per esempio, entrambi i Paesi sono favorevoli all’allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali, cioè ai Paesi dell’ex Jugoslavia e all’Albania. Italia e Austria sostengono questo processo. Basti considerare che uno dei primi viaggi del ministro Kurz è avvenuto proprio in quest’area».

«Un altro tema di interesse comune è quello dei diritti umani. Austria e Italia sono in prima linea per l’abolizione della pena di morte, per i diritti dell’infanzia, per la protezione delle libertà religiose e sostengono entrambe con convinzione la strategia regionale alpina dell’Ue».

I giornali sono pieni di notizie che riguardano il governo Renzi, Grillo, Berlusconi. Come reagisce l’opinione pubblica austriaca?

«I colloqui che ho avuto hanno riguardato sempre e soltanto il governo italiano. Nessuno mi ha mai chiesto qualcosa di Berlusconi o di Grillo. I miei interlocutori vogliono sapere come va l’Italia, quali sono i programmi del Governo italiano».

Che opinione si sono fatti del governo Renzi?

«Il nuovo governo ha una buona immagine. È percepito come un governo energico, dinamico, che ha voglia di cambiare l’Italia in meglio. Le misure adottate nei primi mesi sono percepite come l’avvio di un ciclo politico nuovo, che potrà ridare slancio al Paese».

Come è stato giudicato in Austria il recente referendum con cui i Veneti hanno chiesto la secessione dall’Italia?

«Una semplice curiosità, ma non se n’è parlato quasi nulla, perché si è svolto in contemporanea con la crisi in Ukraina e il distacco della Crimea, su cui si è concentrata l’attenzione dei media».

E della cosiddetta “fuga di aziende” italiane verso l’Austria?

«Ritengo che i casi concreti, di fabbriche veramente aperte da investitori italiani, siano limitati e che in quei pochi casi non si tratta di imprenditori che hanno lasciato l’Italia per trasferirsi qui, ma che hanno deciso di aprire qui una loro filiale, perché qui hanno il loro mercato. Chi investe in Austria non lo fa per ragioni fiscali o per il costo del lavoro, che probabilmente è maggiore, ma perché trova un sistema burocratico più semplice. Insomma, perché fare impresa è più facile».

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