Marco, l’inventore del super giocattolo

SAN DANIELE. In un recente articolo pubblicato sul britannico The Telegraph sui designer dei giocattoli più popolari di quest’anno c’è anche il sandanielese Marco Moroso: diploma al Malignani, suo Xeno il pupazzo – ma è riduttivo chiamarlo così visto quello che sa fare – che aiuta i bambini a non avere paura del buio. Marco vive e lavora da molti anni a Hong Kong.
Ma come c’è arrivato un giovane friulano a Hong Kong? «La mia prima visita a Hong Kong risale al lontano 1998, quando ancora lavoravo alla Trudi. Viaggiavamo molto, per gran parte dell’anno, e le destinazioni erano abbastanza variegate. Io venivo spesso qui in Cina - transitando sempre da Hong Kong - e trascorrevo diverse settimane di fila tra una fabbrica e l’altra. Per quanto l’insieme fosse molto impegnativo, è stata un’esperienza impagabile in termini umani e formativi».
Marco, nonostante la giovane età – ha solo 37 anni –, ha lavorato quasi 12 anni per l’azienda di Tarcento leader nella produzione dei peluche. Poi il trasferimento in Asia, «una scelta quasi spontanea». Il cuore di Marco sta però a San Daniele: «dopotutto “casa” è e rimarrà sempre San Daniele, tra le mie adorate colline, circondato dall’affetto della mamma e dei miei cari zii, dagli amici più cari che mai si dimenticano di me a prescindere dalla lontananza che ci separa, da quello che faccio e dai successi che ho avuto la fortuna di ottenere finora».
Dal punto di vista del mestiere il salto dalla Trudi alla Giochi Preziosi non ha comportato per Marco grossi cambiamenti in quanto «l’approccio creativo a un giocattolo è sempre il medesimo. Sono molto fortunato – ammette Marco -, perché adoro quello che faccio e questo mi dà da vivere».
Com’è nata l’idea di Xeno? «Circa due anni fa, ho ricevuto una richiesta della Direzione di Giochi Preziosi: creare il giocattolo interattivo “definitivo”. Un segmento molto complesso, visto il contenuto tecnologico dei giocattoli già prodotti dalla concorrenza. In realtà, io non considero mai la tecnologia come una soluzione, semmai come uno strumento creativo al pari di una matita per un disegnatore di fumetti.
Quello che conta a mio avviso è sempre il contenuto, l’esperienza di gioco alla quale i bambini hanno accesso attraverso il prodotto, lo “spazio creativo” e la libertà di gioco che non tutti i giocattoli concedono e che noi invece cerchiamo di massimizzare e tutelare. Xeno è nato una sera al’R&D - Research and Development Lab, il nostro centro di sviluppo a Shenzhen, in Cina -, da uno scarabocchio che ho disegnato mentre ero in attesa di ricevere altri prototipi.
Si era fatto piuttosto tardi – ricorda Marco -, ero stanco sfinito e sentivo la mancanza di qualcuno con cui poter parlare. Ho pensato che questa mia condizione un pochino malinconica potesse essere abbastanza comune anche tra i bimbi di oggi, molto spesso lasciati soli. Mi sono quindi convinto che quello che un bambino potrebbe cercare in un giocattolo altro non è che un amico col quale giocare. Il passo successivo è stato definire che tipo di amico. Ho quindi pensato di nuovo a me.
Ho pensato al fatto che non c’è niente di più appagante del riuscire a superare le nostre ansie rendendosi conto che ciò che temevamo in precedenza è poca cosa. Ho quindi concluso che il miglior amico che i bambini potrebbero avere è quello più vicino a loro e del quale hanno più paura: il “babau”. Xeno è si un piccolo “babau”, ma è soprattutto un “bambino piccolo”, e come tale si comporta».
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