Mancano i medici negli ospedali Covid, Elio De Anna risponde all'appello: "Torno da volontario in Lombardia"

In pensione da quasi un anno, è pronto a rimettersi in gioco. «La pandemia sarà lunga, lavoriamo per costruire il futuro»
Elio De Anna
Elio De Anna

PORDENONE. Nel settembre dello scorso anno, allo scoccare dei 70 anni, aveva fatto di tutto per continuare a esercitare la professione di medico di famiglia per altri due e posticipare la pensione. Il sistema però non glielo aveva permesso.

Oggi è pronto a indossare di nuovo il camice per dare una mano nell’emergenza coronavirus. Tra gli ottomila volontari medici di tutta Italia che hanno risposto al bando della Protezione civile per andare in aiuto agli ospedali della Lombardia c’è anche Elio De Anna, ex consigliere comunale a Cordenons, per nove anni presidente dell’ex Provincia e per dieci in Regione, tra cui cinque da assessore. Non è tra l’altro l’unica domanda che ha fatto.

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«Una decina di giorni fa ho presentato tre moduli di adesione per altrettanti bandi per la ricerca di medici volontari – precisa De Anna –: prima quello del Fvg, quindi quello a livello nazionale e poi per la Lombardia».

Il perché di questa scelta? «Non è importante mettere in rilievo me – taglia corto –, basta dire che certe cose o le fai o non le fai; non sono di certo l’unico». E aggiunge: «Credo che gli ospedali abbiano bisogno prima di tutto di anestesisti e rianimatori, ma se mi chiamassero io sono pronto».

Con una laurea in medicina e chirurgia conseguita nel 1974 a Ferrara, due specializzazioni – in chirurgia generale e in medicina legale e delle assicurazioni – e una libera professione da medico di base portata avanti sin dall’inizio della sua carriera, De Anna ha esercitato fino a settembre. «La cosa assurda – sottolinea – è che a meno di sei mesi di distanza dall’aver io lottato strenuamente per rimanere ancora in servizio, scopro oggi che per aiutare come medico in questa situazione di emergenza devo presentare una domanda che di fatto all’epoca avevo già presentato e che l’Inps aveva rifiutato. È l’emblema di un sistema, quello italiano – sottolinea – che negli anni ha smantellato la sanità che oggi combatte contro il virus».

Sul futuro della pandemia De Anna non è ottimista perché «i tempi per uscirne saranno lunghi, non meno di sei otto mesi se non un anno, senza contare il pericolo di una contaminazione di ritorno».

«Oggi dobbiamo prendere tutti coscienza – conclude – che con questo virus si muore e che l’unica cosa certa da fare è stare a casa. Serve e servirà tanta solidarietà».

Da ex giocatore di rugby e da veterano della politica, chiude poi con un auspicio. «Come nel rugby, mi auguro che, finiti i primi due tempi di gioco, la politica sia capace di trovare un terzo tempo in cui come fanno i giocatori ci si sieda al tavolo, si azzerino le rivalità e si lavori insieme»

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