Mancano bidelli e tecnici negli istituti, riapertura a rischio

I sindacati non sono rimasti in attesa di sapere come esordirà l’anno scolastico in settembre e hanno richiesto e ottenuto incontri con le istituzioni

UDINE. Quando si parla di scuola la prima associazione di idee che viene in mente fa coppia con “insegnanti”. Ma la scuola è fatta da molto altro, e funziona grazie al contributo di altre figure professionali. «Del personale Ata - rileva il segretario della Flc Cgil, Adriano Zonta - non ne parla nessuno.

Ma se non sono loro, la mattina, ad aprire i cancelli dei vari istituti, non si farebbe scuola. In buona sostanza, sono “fantasmi” ma sono coloro che garantiscono il funzionamento delle scuole, dal punto di vista dei servizi».

I docenti, di ruolo o precari, «ci sono. Il personale Ata, invece, manca. E nonostante le richieste reiterate al ministero di potenziare l’organico, non solo questo non è avvenuto, ma addirittura è stato ulteriormente ridotto il personale».

Quindi che accadrà tra meno di un mese, quando anche in Friuli Venezia Giulia suonerà la prima campanella? «Vedremo quel che accadrà, ma credo che la partenza del nuovo anno scolastico sarà critica, soprattutto da questo punto di vista.

I docenti arriveranno, magari con grande confusione, ma ci saranno. Il personale Ata invece non arriverà e quindi garantire il corretto funzionamento di tutti i plessi, di tutte le scuole, di tutti gli istituti, sarà una scommessa».

I sindacati non sono rimasti in attesa di sapere come esordirà l’anno scolastico a settembre, e hanno richiesto e ottenuto incontri con le istituzioni. «Siamo andati dai prefetti - segnala Zonta - e abbiamo anche avuto un colloquio con la presidente della Regione, Debora Serracchiani, spiegando la situazione e paventando le difficoltà che potrebbero determinarsi».

Scontata la richiesta di intervento per sensibilizzare il ministero sull’urgenza di affrontare anche il problema del personale Ata. «E ora non ci resta che sperare che questi appelli non siano caduti nel vuoto». Compreso quello «legato alle risorse. Le scuole hanno bisogno di fondi che, anno dopo anno, non arrivano. Vale la pena ricordare che siamo ultimi in Europa per quel che riguarda gli investimenti nella scuola».

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