Mamma e papà chiusi in casa con sei figli, tra computer giochi e cucina: "Ecco come è cambiata la nostra vita"

TRICESIMO. La “famiglia Bradford” ai tempi del Covid-19, anche se il riferimento sarà troppo vecchio per le nuove generazioni. Comunque cinque figli a testa, in una addirittura sei, e tutte femmine.
Cosa si fa in queste giornata domestiche se si è così in tanti e tutti stretti in casa? L’abbiamo chiesto a Saviana Corso, insegnante e moglie di Francesco Costantini, dipendente regionale, e mamma di cinque figli, di età compresa dall’università all’asilo.
«Abitiamo a Tricesimo, abbiamo un piccolo giardino e pure un cane. La cosa principale è organizzarsi e mantenere la calma. Abbiamo diviso la casa in tre piani. In alto stanno i grandi con le loro postazioni di studio, in mezzo ci siamo mio marito e io con i nostri studi e lo smartworking – ci dice serenamente Saviana – al piano sotto i più piccoli».
Ci racconta con parole ottimiste che «è bello stare insieme, non ci succedeva da tempo. Ci aiutiamo tutti». E poi la grande verità: «Bisogna cercare il bene in ogni cosa che ci succede. Siamo messi di fronte a noi stessi. Non possiamo evadere da questo».
Eccoci, noi lettori, di fronte a un pensiero per nulla banale, regalato di prima mattina da una mamma, insegnante di italiano allo Stringher, affaticata ma non faticosa, dagli impegni del quotidiano. Lei che insegna in questi giorni online Pirandello ai suoi studenti. «Fatevi le domande fondamentali. Ma fino in fondo».
Cara signora Saviana, ma chi ha voglia di farsi le domande fondamentali fino in fondo, ci verrebbe da dire. Eppure ha ragione lei; e Saviana e Francesco e la loro allegra famiglia, beati loro, hanno pure il momento della preghiera.
Anche Laura e Francesco Apostolico, di Udine con villetta a schiera, entrambi insegnanti e genitori di cinque figli, di età compresa dall’adolescenza ai nove mesi, l’ultimo arrivato, Carlo, vivono l’emergenza, ovviamente tutti insieme, ma con serenità. E non hanno neppure un cane da portare a passeggio. Via Skype condividono il momento del percorso di fede. Le altre famiglie amiche si collegano con loro in chat. I figli hanno i loro amici whatsappati. «Certo che bisogna organizzarsi e mantenere la calma, ma ci si aiuta – ci racconta Laura –. All’inizio i miei figli l’avevano presa come una vacanza, ora cominciano a chiedermi... di tornare a scuola. Però una delle tante cose buone che sono successe è che hanno abbandonato i videogiochi la sera».
Incredibile, le diciamo sorpresi. «La sera giochiamo a qualche gioco in scatola». Si chiamavano “di società” una volta. Tipo? «Cluedo, Trivial. E poi, dopo cena, abbiamo deciso mio marito e io di lasciar perdere un po’ gli orari. Possiamo andare a dormire più tardi».
E con le videolezioni eccetera eccetera? «Beh tutti fanno i compiti, sono responsabili. E si aiutano uno con l’altro». Che bella cosa le famiglie numerose, ti danno il senso della misura. «Abbiamo organizzato delle gare di cucina. Mio marito con la più piccola, Marta (cinque anni) contro gli altri (quattordici, dodici e dieci) e io faccio da giudice».
E brava mamma!, mentre Carlo, di nove mesi, dorme, si spera, tranquillo. Maria Vesca ci risponde da Pertegada. Lei ha sei figlie e pure il cane e il gatto sono femmine. Al momento, al marito Paolo Neri, che lavora in Comune a Lignano, c’è un altro maschio a fargli compagnia. In casa è domiciliato pure il fidanzato di una delle figlie, Francesca, che vive con loro per motivi lavorativi. Le sei ragazze, in questa storia di vita vera, sono più grandi delle due famiglie precedenti: un’età compresa dai ventinove ai diciassette. «Siamo tutti insieme, a parte Elisa, la più grande, che vive a Cordovado».
Ed è proprio quest’ultima a sentirsi un po’ sola senza la sua bella famiglia. «Francesca è un’assistente sociale, Isabella lavora in una casa di riposo a Codroipo – ci racconta Maria – dunque massime precauzioni per loro».
Parliamo di mascherine, guanti, copriscarpe. «Quando ci ritroviamo la sera però cerchiamo di stemperare il disagio del momento con le battute, con l’allegria».
L’unione dunque fa la forza, si sa.
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