Maltrattamenti nella casa di riposo: chieste pene per complessivi 13 anni

Le parti civili si sono associate nella richiesta di condanna richiedendo il risarcimento danni, oltre al pagamento delle spese legali, ma anche una provvisionale esecutiva
Laura Borsani

Pene severe, quelle richieste dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, nei confronti dei tre operatori socio sanitari, nell’ambito del procedimento in ordine ai maltrattamenti in Casa Serena.

Per Rosa Longo, di San Giorgio di Nogaro, Stefania Di Benedetto, di Grado, e Gianfilippo Di Maria, residente a Monfalcone, a fronte del rito abbreviato (in due casi condizionato all’acquisizione di documentazione), il pm ha richiesto rispettivamente la condanna a 5 anni e 4 mesi, 5 anni e 3 anni e 4 mesi.

Ha inoltre formulato istanza di provvisionali immediatamente esecutive a favore delle parti civili costituitesi, nei limiti in cui il giudice riterrà già provato il danno.

L’udienza in Camera di consiglio, mercoledì, ha occupato una buona parte della giornata, iniziata attorno alle 13 per protrarsi fino al tardo pomeriggio.

Otto le parti civili presentatesi, ammesse dal Gup Fabrizia De Vincenzi.

Si tratta in particolare di sei ospiti della struttura gradese, rispetto alle 8 parti offese complessive individuate nell’ambito delle indagini, costituitesi con gli avvocati Manuela Tortora, Sara Carisi, Cristina Virgolin, Daniele Panico, Elisa Sottosanti assieme al collega Alessandro Tavella, nonché l’avvocato Natascia Marzinotto, del Foro di Udine, che rappresenta l’amministratore di sostegno (avvocato Tognon) a nome di un anziano.

Il Gup ha ammesso quali parti civili anche il Comune di Grado, con l’avvocato Francesco De Benedittis, e la cooperativa Kcs gestore di Casa Serena, nonché datrice di lavoro dei tre operatori chiamati a rispondere dei maltrattamenti, attraverso l’avvocato Rossella Pola.

Con ciò respingendo così le eccezioni che al proposito erano state sollevate dalle difese che miravano a escludere l’ente locale e la cooperativa; rispetto a quest’ultima, in particolare, il giudice ha ritenuto l’assenza di incompatibilità tra la veste potenziale di soggetto responsabile civile e la costituzione di parte civile.

Rito abbreviato, dunque, per i tre operatori socio sanitari, come richiesto dai difensori, avvocati Ottavio Romano (Longo), Elena Grossi (Di Maria) e Paolo Codiglia, quest’ultimo non presente in aula per impedimento giustificato, di cui due riti condizionati alla produzione documentale, che è stata acquisita.

Davanti al Gup Fabrizia De Vincenzi la discussione si è articolata a partire dalla requisitoria del pubblico ministero, per proseguire con i legali di parte civile e le difese, in tutto undici avvocati.

Il pm Iozzi ha sviluppato una requisitoria intensa e accorata, dai contenuti molto forti nell’analizzare gli elementi investigativi dell’indagine, tra cui le intercettazioni video autorizzate, contestualizzando le condotte dei tre imputati, già gravissime di per sè, nella tipologia dell’ambiente che si era creato.

Su tutto l’incipit del pubblico ministero, che ha mutuato le dichiarazioni di un’anziana ospite: «Avevano solo bisogno di pace e di essere capiti».

Le parti civili si sono associate nella richiesta di condanna, comunque ritenuta di giustizia dal giudice, richiedendo il risarcimento danni, oltre al pagamento delle spese legali, ma anche una provvisionale esecutiva.

I difensori, avvocati Romano e Grossi, hanno invece richiesto l’assoluzione, o la condanna ai minimi della pena, escludendo su tutto episodi di violenza fisica.

L’avvocato Romano, in particolare, ha parlato di sporadici episodi di poca professionalità, in un contesto contrassegnato da carenza di personale, doppi turni, e mancati riposi settimanali, in epoca Covid, documentati da atti sindacali che sono stati acquisiti.

La prossima udienza è stata fissata per mercoledì 7 dicembre, alle 8.50. In quella sede è prevista l’arringa dell’avvocato Codiglia, quindi le repliche e la sentenza.

L’ipotesi di accusa relativa ai maltrattamenti di anziani non autosufficienti faceva riferimento a otto ospiti di Casa Serena. Le indagini condotte dal Nucleo antisofisticazione e sanità di Udine, attraverso il sostituto procuratore Ilaria Iozzi, erano state avviate a novembre 2021, a seguito di alcune segnalazioni circa “anomali e ripetuti” ricoveri di anziani al pronto soccorso.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto