Maialino preso a martellate, non fu crudeltà

Assolto il norcino di San Pietro al Natisone dall’accusa di maltrattamenti. Il giudice applica 800 euro di ammenda
Di Alessandra Ceschia
Cute pig
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SAN PIETRO AL NATISONE. Non voleva saperne di crescere quel maialino acquistato da Uanetto assieme ai suoi fratelli. Mentre gli altri ingrassavano a vista d’occhio, lui a malapena si reggeva sulle zampe. Fu per questo che Giordano Snidaro, 49 anni, norcino di San Pietro al Natisone, decise di farla finita. Diede un colpo in testa con il martello a quel maialino che pesava una decina di chili appena e poi lo sgozzò.

Fu in seguito a un’ispezione dei tecnici dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 4 che la carcassa del maialino fu trovata in una cella frigorifera dell’azienda agricola assieme a quelle di altri animali e fu allora che per Snidaro cominciarono i guai giudiziari.

Il norcino si è trovato a dover rispondere dell’accusa di maltrattamenti nei confronti degli animali e di macellazione fuori dai locali autorizzati.

Il processo è stato definito ieri davanti al giudice del tribunale di Udine. A chiedere l’assoluzione dell’imputato dall’accusa di maltrattamenti non solo il suo legale difensore Marino Ferro, ma anche il pubblico ministero Alessandra Aversa che ha invece chiesto la condanna a un’ammenda di mille auto per l’accusa di macellazione fuori dai locali autorizzati.

I fatti risalgono a due anni fa. Il suino era stato acquistato dall’azienda agricola di Snidaro a Vernasso. Quel maiale però non voleva crescere.

«Stava soffrendo» come ha spiegato lo stesso titolare che anzichè abbattere l’animale con un colpo di pistola, così come prevede la legge per gli animali che pesano più di cinque chili, lo sgozzò dopo averlo prima colpito con un colpo di martello alla nuca.

«Quel colpo – ha spiegato l’avvocato Ferro – è stato assestato solo per tramortire l’animale e l’uccisione è stata imposta dal fatto che il maialino era malato, non vi è stata alcuna crudeltà». Snidaro, non aveva intenzione di vendere a terzi la carne di quel maialino, ma lo mise in frigo assieme alle carni di altri animali. E quando i tecnici dell’As 4 arrivarono per l’ispezione non trovarono alcuna targhetta che indicasse come quella carne non fosse per uso aziendale.

Così è scattata anche l’accusa di macellazione fuori dai luoghi autorizzati. L’articolo 6 del decreto 193/2007 prevede che chiunque «effettua attività di macellazione di animali, di produzione e preparazione di carni in luoghi diversi dagli stabilimenti o dai locali a tale fine è punito con l’arresto da sei mesi a un anno o con l’ammenda fino a euro 150.000».

Il giudice ha assolto l’imputato dall’accusa di maltrattamenti perché il fatto non costituisce reato” e lo ha condannato a un’ammenda di 800 euro per la seconda accusa.

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