Magredi, patrimonio “assediato” da lupi, agenti chimici e rifiuti

Esiste, in provincia di Pordenone, un tesoro che il mondo ci invidia. Non è fatto di oro e diamanti, ma di natura. Un patrimonio che si sta erodendo, giorno dopo giorno, nel silenzio di molti. Non di tutti, però.
Mauro Caldana, esperto infermiere in ospedale, è scrittore e naturalista. I Magredi li conosce bene, palmo a palmo. E più che dalla notizia della nascita della cucciolata di lupi, a oltre 90 anni dall’ultimo analogo evento in regione, è colpito da come il territorio si stia modificando in un assordante silenzio generale.
I magredi, per chi non fosse pratico, sono un territorio di oltre 10 mila ettari che si estende nei comuni di Arba, Cordenons, Maniago, Montereale Valcellina, San Quirino, San Giorgio della Richinvelda, Sequals, Spilimbergo, Travesio, Vivaro, Vajont e Zoppola.
Al suo interno c’è una zona che gode di protezione speciale e che ospita quattro siti d’interesse comunitario: Risorgive del Venchiaruzzo, Torbiera di Sequals, Magredi del Cellina e Magredi di Tauriano. Intorno al quadro d’autore, una cornice che sta venendo meno.
«Ha fatto scalpore la notizia della nascita dei lupacchiotti – ha dichiarato Caldana –. Certo, è un evento, qui non accadeva da 90 anni, ma per noi non è stata una sorpresa. C’era una femmina gravida, l’avevano ripresa le fototrappole, ce l’aspettavamo.
I lupi ci sono sempre stati, a bassa quota, non è che sono legati unicamente a un ambiente montano o collinare. Stanno dove l’uomo lascia loro dello spazio. Nascono, procreano e godono degli spazi liberi disponibili. Non è così insolito trovarli a queste latitudini. Ormai è pieno di caprioli, cervi e cinghiali, tutti a bassa quota. La montagna si chiude un po’ ovunque e loro ne approfittano per insediarsi negli ambienti di transizione aperti, come i Magredi».
Pericoli per le altre specie?
«Certo, per caprioli, cinghialini, lepri, che però viaggiano veloci. Chi gira con i cani è meglio non li perda. Ma bisogna anche tenere presente che i lupi viaggiano di notte, fanno dai 30 ai 50 chilometri, non è un discorso che riguarda solo i magredi».
I pericoli veri, per Caldana, sono altri, dall’addio ai prati stabili alle discariche di rifiuti a cielo aperto.
«I Magredi di fatto non esistono più, fatta eccezione per il poligono militare, San Quirino e Barbeano. L’agricoltura ha devastato tutto. Magredi uguale alta pianura friulana. Pianura delle Risorgive uguale bassa pianura friulana. Una volta si estendevano da est a ovest, oggi esiste solo il poligono. A Cordenons hanno distrutto e arato tutto. Siepi e fossi non ci sono più, se c’è un corso d’acqua si chiude. C’è una devastazione che non è ancora finita. La Regione concede nuovi ettari di vigne senza pensare alla bellezza del paesaggio agrario, che non esiste più. È un laboratorio di chimica, per le barbatelle ci sono trattamenti uno dietro l’altro. Alle volte vedo uscire roba verde da alcuni terreni, quando piove ogni volta è un disastro. I Magredi assorbono tutto, in primis i fitofarmaci».
«Cordenons è ormai accerchiata – gli fa eco il fotografo naturalista Sergio Vaccher –. Qui hanno devastato e arato tutto. Barbatelle e vigne di prosecco hanno sostituito i prati stabili. Una volta, dalle caserme al guado di Murlis, c’era qualche campo coltivato, ora vedi tutta una vigna. Stanno facendo tabula rasa e solo fra qualche anno capiremo la portata, sulle acque e sul terreno, dei pesticidi e delle sostanze chimiche usate per le coltivazioni. Nel frattempo si parla del lupo e della cucciolata. Fossi almeno riuscito a fotografarla, dopo tanti appostamenti. E dire che c’è riuscito uno in bicicletta per caso, due mesi fa... Ma io non mollo».
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