L’uomo dei “presepi verticali” «Le mie Natività semplici»

Parla Sergio Benincà, un artigiani che crea con i materiali meno nobili e di scarto «L’albero è bello quando lo accendi, la sacra rappresentazione quando la pensi»



«L’albero di Natale è bello quando è finito e quando si accende di luci, il presepe invece no: è bello quando lo fai o lo pensi».

Parola di Luciano De Crescenzo. E anche di Sergio Benincà, l’uomo dei presepi verticali in mostra nell’ex pretura. Imperdibile con la magia del Natale in dote alle strutture che sfidano la gravità in verticale, negli spazi in via Garibaldi: fino al 6 gennaio 2019.

«Ecopresepi costruiti con tanti materiali di riciclo». Benincà a 76 anni è un veneto doc di Falzè di Piave, che presenta il suo “portfolio” artigianale: di muratore in pensione che da 18 anni è un artista fai da te. «Una mostra personale fai da te a Sacile – dice Benincà –, perché un presepe può nascere da tutto, ovunque».

Da una radice di legno, da un dettaglio dimenticato nelle memorie d’infanzia che si sbozza tra le mani di “mister presepi” che usa sassi, malta, bastoncini e crea case in miniatura intorno alla Natività. «Benincà armato di britola affascina perché dà vita a opere uniche che ci riportano al passato – dicono alla Pro Sacile che ha inserito la mostra nella rasssegna natalizia –. Un tronco, una radice, un pezzo di legno, un’asta curva è per questo artista-artigiano un presepe». Opere uniche dal 2000: “mister presepe” si è dedicato alla sua passione da pensionato per lavorare il legno. «Creare qualcosa di bello – ha confermato Benincà – e anche di buono. Nel senso cristiano: perché un presepe è sempre un atto di fede profonda».

L’uomo dei presepi verticali sperimenta delle tecniche nuove in miniatura: pazienza senza limiti e lavoro certosiino per i set dei presepi che sono ricchi di particolari legati ai mondi contadini. Un amarcord di una civiltà passata. «Attrezzi in disuso riempiono le case dei presepi di Benincà, che sono spesso dedicati ai mestieri del passato artigianali – dicono i volontari Pro Sacile –. La chiave interpretativa è una: sono un ponte tra l’infanzia dell’artigiano-artista e quella techno delle generazioni del terzo millennio».

La mostra nell’ex Pretura a Sacile è un flash sulla storica di una civiltà che non ha cancellato la memoria. “Nei presepi c’è la meraviglia della bellezza – spiega Benincà –. Poi la creatività che inventa nuove forme e la fede».

La semplicità è una forma di bellezza: lo insegna “mister presepe” che rilancia le architetture da sogno d’infanzia, slanciate nello spazio come a cercare un cielo. I dettagli sono gli strumenti usati nei laboratori di mezzo secolo fa: cose da museo e molto di più. «Un modo per lasciare testimonianza a bambini e ragazzi – conclude Benincà –. Si tratta di un riciclo creativo, dove la latta si trasforma in utensili, il legno negli abbeveratoi, le radici diventano in basi della Natività che prende forma come d’incanto». —



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