«L’Unesco deve tutelare la foresta del Cansiglio»
La proposta del Cai nazionale per impedire che si aprano le porte alle speculazioni In 500 hanno manifestato anche davanti all’albergo San Marco: «No alla vendita»

CANEVA. Il Cansiglio non è in vendita. Va tutelato dall’Unesco quale “bene dell’Umanità”. Con questo obiettivo, in più di 500 hanno marciato nella nebbia. Dal villaggio cimbro di Canaie sono saliti fino al pianoro copertto di neve delle malghe di Palantina, a 1550 metri. Nessuno si è fermato per il meteo negativo, pur di festeggiare il 30º anniversario dell’escursione che dal 1988 ogni anno si rinnova per tutelare foresta del Cansiglio e montagne dell’Alpago che la circondano.
Scritto sugli striscioni: “Salviamo il Cansiglio” e “Il Cansiglio non è in vendita”, il programma ecologista che, anche con il maltempo è in grado di mobilitare così tante persone. Fra nebbia e neve spiccavano le bandiere di Legambiente, Mountain wilderness, Lipu e Cai Tutela ambiente. I leader storici – Michele Boato, Toio De Savorgnani, Moreno Baccichet – hanno ribadito che la foresta del Cansiglio è un bene comune inalienabile da più di mille anni. Qualsiasi tentativo di vendere l’ex albergo San Marco incontrerà la totale opposizione degli ambientalisti, disposti a ricominciare lo sciopero della fame fuori la sede veneziana del governo regionale, guidato da Luca Zaia.
La giunta Zaia ha ormai indetto quattro aste, andate tutte deserte, per alienare il vecchio albergo, ora in rovina. Il governatore Zaia doveva dire in questi giorni se intende ricorrere alla trattativa privata per vendere l’immobile. Per ora non si sa nulla. La vendita del San Marco, per gli ambientalisti sarebbe il primo passo per poi alienare gli altri beni demaniali, aprendo così le porte alla speculazione che cambierebbe radicalmente la gestione del Cansiglio. Il San Marco potrebbe essere dato in concessione per 99 anni. Un’azienda è disponibile a rilevarlo. «La vendita del “San Marco” – sostiene Michele Boato – renderà possibili altre alienazioni di strutture regionali del Cansiglio: agriturismi, campo da golf, aziende zootecniche, pascoli, locali pubblici quali il Sant’Osvaldo, bar Bianco e Vallorch». Sulla tutela della millenaria foresta del Cansiglio sono intervenuti: Antonio Zambon del Cai Fvg, Luigino Burigana, presidente del Cai di Sacile e Filippo Di Donato. Teramano, esponente di spicco del Cai nazionale, Di Donato presiede la commissione centrale Cai Tutela ambiente e fa parte del direttivo nazionale di Federparchi.
«L’unica garanzia per mantenere integra la foresta del Cansiglio – ha sostenuto – è che pur continuando a far parte del demanio, venga tutelata dall’Unesco, come bene dell’umanità».
L’attenzione del mondo ambientalista è più viva che mai anche per impedire in Alpago, sotto il massiccio del Cavallo, la costruzione di piste da sci che comprometterebbero una natura ancora intatta. Alla manifestazione sono intervenuti, con un suo striscione, parecchi pordenonesi. Guidati da Alessandro Sperotto, si stanno opponendo alla reintroduzione sulla zona fra Cellina e Meduna dell’Italian Baja, sospeso su quei Magredi da 13 anni. Questi infatti sono tutelati quale Zona speciale di conservazione, di interesse comunitario.
Scesi dalle malghe di Palantina gli ambientalisti, trasformandosi in “sindaci del Cansiglio”, hanno concluso la manifestazione davanti all’albergo San Marco, ricordando Fabio Favaretto, esponente veneziano del movimento, scomparso di recente.
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