L'ufficio legale BpVi: operazioni “baciate” scoperte nel 2015

VICENZA. C’erano due banche: una faceva le baciate, l’altra era all’oscuro di tutto. Una crepa, un cratere, che separava due mondi. Emerge durante la deposizione di tre ore di Anna Papacchini, responsabile dell’ufficio legale della BpVi fino a marzo 2016.
La frase ossessivamente ripetuta: «Venni a conoscenza del fenomeno a marzo 2015». In aula a Vicenza il collegio giudicante presieduto da Deborah De Stefano, i due pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori e i sei imputati per la prima volta tutti presenti: Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto; i tre vice di Samuele Sorato: Andrea Piazzetta, Emanuele Giustini e Paolo Marin, Massimiliano Pellegrini.
Papacchini ripercorre le fasi salienti di questa sua presa di coscienza. L’esistenza di operazioni correlate, acquisto sotto un finanziamento delle azioni della banca, si palesa ai suoi occhi a ridosso della certificazione del bilancio. Il dirigente Pellegrini le telefona informandola che la società di revisione Kpmg ha bisogno di un suo parere favorevole su alcune operazioni.
Una lista di posizioni estratte da cui risultava, nell’incrocio dei dati, che si trattava di operazioni finanziate di acquisto azioni: delle baciate. «Il tabulato – aggiunge – io lo vidi da lontano, non lo esaminai, ma mi opposi a dare parere favorevole».
Papacchini si rifiuta e alcuni giorni dopo contatta l’avvocato Tesei dello Studio Carbonetti di Milano. «Un parere favorevole non lo do dissi a Tesei perché erano operazioni nella piena violazione dell’articolo 2358 (cioè acquisto di azioni proprie effettuate con contestuale affidamento ndr) e lui si disse d’accordo con me».
Nello stesso giorno viene convocata in via Turati a Milano nello studio del direttore generale Samuele Sorato (che non è a processo perché la sua posizione è stata stralciata). All’incontro sono presenti Sorato, Piazzetta, suo vice, e Pellegrini.
«Sorato mi disse – racconta la Papacchini – che Kpmg aveva chiesto questa estrazione e dovevo dare un parere, aggiungendo che siccome c’era merito creditizio le operazioni erano legittime. Io risposi che il problema non era il merito creditizio, quelle operazioni erano illegittime. E anzi aggiunsi che, da legale, consigliavo loro di fare un audit per vedere se si trattava di un fenomeno ampio».
Sorato alla risposta della legale, racconta Papacchini, si inalbera mentre Piazzetta, per tutta risposta, esclama: «Sei matta? Se facciamo un audit andiamo tutti a casa». L’avvocatessa esce sconvolta con la consapevolezza: «Il problema era grande».
La soluzione per certificare il bilancio poi viene trovata, Kpmg riceve dalla banca l’impegno formale a verificare le diverse posizioni baciate e con questa garanzia certifica il bilancio. Ma ormai è troppo tardi. Ad aprile in una riunione tesissima il manager Giacon mostra le lettere di garanzia di riacquisto delle azioni. «Rimasi senza parole» dice, nelle missive ai soci c’era anche un rendimento garantito all’azionista “baciato”. «Come si fa a dare un rendimento garantito ad un’azione? Così la trasformi in un’obbligazione».
Eppure è avvenuto e a quanto pare l’ufficio legale non ne era informato. E questo anche se nel 2011 all’attenzione dell’avvocatessa viene portato il caso di un’eredità, una baciata anche in quel caso, «pensavo fosse un caso isolato».
Nel 2013 un dipendente, Villa, si rifiuta di fare le baciate e si dimette. Una lettera con le motivazioni del suo allontanamento viene inviata a tutta la banca. A Papacchini l’inoltro arriva direttamente dall’ufficio di presidenza. E infine nel 2014 durante un’assemblea l’azionista Dalla Grana dice che ci sono azioni finanziate. Tre episodi, tre indizi, ma evidentemente nessuna prova.
I legali di Zonin, infine, è stato anticipato a margine del processo, sull’insolvenza della BpVi ricorreranno in Cassazione.
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