Ludopatia, 77 in terapia da inizio 2018

I dati forniti dalla squadra dell’Aas5 che segue i casi. Carla Bistrot: «Numeri in crescita, ma la cura dà risultati positivi»

PORDENONE. In cura 77 casi di febbre da gioco nel primo trimestre 2018 nel Friuli occidentale. Il Dipartimento per le dipendenze dell’Aas5 ha monitorato le patologie sul territorio: 19 a Pordenone, 4 a Sacile, 7 a Fontanafredda, 2 a Maniago, uno ad Aviano, 4 San Vito, 3 a Spilimbergo e gli altri sono diffusi sull’area vasta della Bassa e Pedemontana.

I numeri variano da un anno all’altro, ma l’aumento è costante dal 2009: in nove anni i casi in terapia sono stati 420 nella Destra Tagliamento. Erano 19 in terapia nel 2009, 27 un anno dopo. L’impennata di 44 è nel 2011 e in pochi mesi aumentano anche a 30 i casi seguiti.

La mappa della dipendenze ha un ventaglio di professioni vario: studenti, operai, militari, agenti di polizia, imprenditori, professionisti. Il team che segue i ludopatici (medico, psicologo, infermiera e assistente sociale) sarà potenziato dall’Aas5 da un altro psicologo e un’assistente sociale.

«La terapia di gruppo è biennale e ci sono risultati molto positivi – dice la psicologa Carla Bistrot, che coordina la squadra –. I nostri utenti sono la punta dell’iceberg di un fenomeno sommerso di dipendenze che possono sconvolgere le relazioni famigliari, la vita. La preoccupazione è per i giovani: dipendenti dalle scommesse e giochi online. Per loro la terapia non è la stessa degli adulti».

L’attrazione fatale è per le scommesse, videolottery, tavolo verde, bingo, Gratta&vinci: sono trappole che ingoiano patrimoni famigliari, sfasciano matrimoni e azzerano l’autostima. Sono soprattutto maschi i giocatori (77% in tutto il Friuli), nell’identikit definito dallo staff del Dipartimento in via Interna a Pordenone.

«L’accordo con alcuni Comuni nel Friuli occidentale nel ridurre l’orario di gioco alle slot è molto importante – ha aggiunto Bistrot –. Alcuni nostri utenti in terapia hanno commentato con “finalmente si comincia a fare qualcosa». È un impegno di tutti, quello di fare fronte con la prevenzione e l’educazione alla patologia».

Nel pordenonese il giro d’affari calcolato nelle new slot (sono 1.818 sul territorio) vale 168 milioni di euro, quello delle videolottery (sono 324) si ferma a 59 milioni l’anno.

La legge regionale 1 del 2014 vincola la distanza minima delle macchinette mangiasoldi dai luoghi sensibili (scuole e altro), poi la limitazione sugli orari e il divieto ai minori. Nel 2021 la legge regionale (a riferita solo alle nuove attività) sarà estesa a tutte le macchinette nei bar e nel 2013 alle sale slot. «Sette comuni hanno applicato le prescrizioni legislative nel 2017 – ha ricordato Bistrot – Sono Brugnera, Casarsa, Porcia, Pordenone, Prata, San Quirino e Valvasone Arzene».

La statistica accende la spia sulla spesa pro capite media per l’azzardo: nel pordenonese 1.850 euro all’anno e sono numeri che nascondono voragini di sofferenze. Il traguardo? «Territorio “slot-free” – dicono i terapeuti –. Il problema va affrontato anche a monte: con la prevenzione. Il disturbo a valle si manifesta con il discontrollo degli impulsi».

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