L’ospedale dei rapaci si prende cura dell’aquila
ANDREIS. Dopo un decennio nell’area avifaunistica di Andreis, meglio nota come ospedale dei rapaci del Parco delle Dolomiti friulane, torna l’aquila. La neoarrivata proviene da un centro recupero...

ANDREIS. Dopo un decennio nell’area avifaunistica di Andreis, meglio nota come ospedale dei rapaci del Parco delle Dolomiti friulane, torna l’aquila. La neoarrivata proviene da un centro recupero rapaci della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) di Livorno, nel quale non ci sono voliere sufficienti e adeguate per ospitare l’animale: il trasporto è stato effettuato ieri. L’esemplare, però, non avrà più la possibilità di librarsi in volo: nella lotta ingaggiata ad alta quota con un animale della stessa specie, ha riportato traumi inguaribili e, da quanto si è appreso, l’intervento dei veterinari è stato miracoloso per salvarle la vita. Da oggi, comunque, l’aquila comincia una nuova vita da mascotte superprotetta all’interno Parco. L’animale, tra l’altro, è il simbolo dell’ente con sede a Cimolais.
Ma chi ha fatto da tramite per il trasferimento dalla Toscana al Friuli? I contatti col direttore del Parco Graziano Danelin sono stati tenuti dal veterinario Renato Ceccherelli. «Si tratta di un arrivo eccezionale – ha messo in luce Danelin – per il quale voglio ringraziare il centro di recupero toscano e il veterinario Gianmaria Pisani, consulente della nostra area faunistica, che ha favorito il contatto e permesso questa straordinaria opportunità. In questo modo – ha aggiunto – Andreis diventa sempre più punto di riferimento per l’ospitalità di questi animali. Al momento ci sono anche un gufo reale e un nibbio reale, oltre ad alcuni allocchi e poiane».
Nelle voliere, che si trovano sulle colline alle spalle del paese del poeta Federico Tavan, sono ospitate numerose specie ferite. Il senso di queste strutture è mantenere rapaci non più abili al volo e al contempo fare educazione ambientale, consentendo a ragazzi e utenti di osservare da vicino animali difficilmente visibili in natura. Non una sorta di parco zoo, ma un sito nel quale i rapaci vengono accuditi nell’auspicio di potere ritrovare il piacere di librarsi in volo. Ma per l’aquila giunta da Livorno quest’opportunità è preclusa.
«Le voliere rappresentano il fulcro del centro di recupero – hanno spiegato i rappresentanti del Parco –. L’avvicinamento alle strutture deve avvenire con cautela, evitando di toccare le reti, in modo che gli uccelli non si spaventino e spicchino il volo, rovinandosi il piumaggio. La possibilità di osservare gli esemplari nelle voliere fornisce una preziosa opportunità informativa e didattica. Con un po’ di attenzione, gli animali si possono incontrare pure lungo i sentieri, liberi nel proprio ambiente naturale. La liberazione di uccelli recuperati è un momento emozionante, che in genere si effettua pubblicamente, anche dalle aree circostanti alle voliere». Accanto all’area avifaunistica c’è il Centro visite del Parco
.(g.s.)
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