L’orso Elisio sul monte Cuar distrugge gli alveari e poi torna a Verzegnis

FORGARIA. L’orso Elisio era passato sotto il monte Cuar, tra Forgaria e Trasaghis, nell’estate dello scorso anno. Ricordava che nella zona ci sono diversi alveari e 10 giorni fa è tornato su suoi passi per fare man bassa di miele. Nonostante gli studiosi dell’università avessero messo in guardia l’apicoltore, il plantigrado, in due diversi momenti, ha distrutto le casette delle api.
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«Quando ci siamo accorti che Elisio transitava nella zona degli alveari, abbiamo avvertito l’apicoltore avviando una sorta di passaparola per cercare di evitare i danni, ma purtroppo non è bastato». Stefano Filacorda, il coordinatore dei progetti sulla fauna selvatica per l’università di Udine, studia questi aspetti per capire quanto incide il comportamento delle madri negli atteggiamenti che i cuccioli assumono da adulti.
Detto che l’orso memorizza i percorso già battuti, gli studiosi dell’ateneo friulano stanno cercando di convincere i colleghi trentini che da tempo osservano esemplari più problematici rispetto a Francesco, Elisio e Mirtillo, ad avviare una collaborazione proprio sui comportamenti dei plantigradi.
L’attacco alle arnie sul monte Cuar viene letto in questa prospettiva. La scorsa primavere, Elisio era già ripassato da quelle parti. L’aveva fatto prima di spostarsi a Longarone, alla destra del Piave, dove è rimasto alcune settimana. «Ha fatto lo spazzino mangiano camosci morti a causa della rogna, dopodiché ha risalito la val D’Arzino per poi scendere verso Forgaria e rimanervi una decina di giorni».
Filacorda ricostruisce i passaggi per spiegare che l’orso ha agito a inizio luglio quando ha distrutto i primi alveari. Rispetto al punto in cui era stato monitorato, si è spostato leggermente e ha fatto altri danni nella stessa zona, impedendo agli apicoltori di salvaguardare gli alveari. Domenica scorsa, in una notte, dal monte Cuar è arrivato sul Verzegnis.
L’apicoltore sarà risarcito dalla Regione. È il prezzo da pagare per favorire la convivenza con gli orsi. In Slovenia l’esperienza insegna: gli apicoltori collocano le arnie a un’altezza difficilmente raggiungibile dagli animali.
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