L’omaggio della valle d’Incarojo all’uomo morto nel bosco

Paularo: tanti amici hanno voluto essere vicini alla famiglia di Dario Plozner. Sabato l’addio a una persona laboriosa e sempre attiva nella sua Ravinis

PAULARO. Ancora un fine anno amaro e trieste nella val d’Incarojo. La morte di Dario Plozner, il 57enne muratore di Ravinis che l’altra sera ha perso tragicamente la vita mentre lavorava nel bosco, riporta alla mente della gente altri drammatici episodi accaduti negli ultimi anni.

Dapprima un incidente - era la fine del 2007 - che costò un occhio a un giovane che rischiò anche di morire a causa di un petardo; poi, nel Capodanno di due anni fa, il monossido di carbonio spense le vite di Norma e Walter Silverio.

Quest’anno la malasorte ha toccato Dario Plozner, una persona cui tutti riconoscono la laboriosità e l’attaccamento alla famiglia e al paese.

Costretto, come molti altri occupati nell’edilizia, a recarsi rfuori paese, Dario aveva deciso di fare il pendolare, sebbene a livello settimanale, fra il posto di lavoro, in Lombardia, e la Carnia. Anche quando rientrava a Ravinis, non smetteva di dedicarsi alla famiglia e al lavoro.

Questa volta - come si è riferito - aveva deciso di abbattere alcuni alberi in un luogo non distante da casa, ma molto scosceso, tanto che alcuni amici, passati di lì poche ore prima, salutandolo gli avevano raccomandato di stare attento. Poi, alla sera, non vedendolo rientrare, la famiglia ha mandato nel bosco il figlio Simone - universitario a Trieste - per chiedere al padre di rientrare.

Alcune testimoni raccontano che sia stato proprio Simone ad accorgersi della tragedia: giunto sul posto, ha udito il rumore della motosega ancora accesa, ma il padre non rispondeva. Era già morto travolto da un tronco.

Due le ipotesi sulle cause dell’incidente. O Dario è stato investito dall’abete che stava tagliando, oppure - e questa è più verosimile - l’uomo, che stava sramando un albero appena abbattuto, è stato travolto da un tronco già tagliato che si trovava a monte.

Ieri sera, intanto, la salma di Dario è stata portata dall’obitorio nella sua casa a Ravinis, subito meta di una moltitudine di persone che sono andati a stringersi attorno alla famiglia. Moltissimi i giovani, amici dei figli di Dario, Simone e Silvia, entrambi studenti.

Ad accompagnare la salma, Alina Maion, che svolge in paese il servizio funebre: «È stata un’operazione dolorosa e difficile, perché siamo vicini di casa, parenti e amici, ma sono cose che bisogna fare». A ricordare Dario è anche Pietro Dereani, presidente del gruppo delle maschere di Ravinis: «Un ragazzo speciale, la nostra era una splendida amicizia».

Pietro ricorda Dario come promotore di tante manifestazioni, dalle maschere premiate in tutto il mondo alla Femenate. «Sebbene vivesse gran parte della settimana fuori paese, al ritorno animava la compagnia, portando con sé la famiglia. Era proprio Dario ad accendere il falò epifanico. Il 5 gennaio lo accenderemo ugualmente, ma senza fare festa. Lo dedicheremo proprio a lui».

Dario potrà essere salutato dai suoi amici e compaesani nella sua casa di via Pizzul fino a sabato mattina, poi, alle 10, nella parrocchiale, don Tita Del Negro celebrerà il funerale.

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