Lo strazio dei genitori di Achille «Mia moglie è uscita e l’ha visto»

Operaio in un’azienda di lavorazioni plastiche, viveva con i genitori. Generoso e benvoluto in paese Appassionato di pesca sportiva, non aveva mai preso la patente. Girava sempre sul suo scooter
Di Ilaria Purassanta
FOTO MISSINATO - OMICIDIO PRATURLONE
FOTO MISSINATO - OMICIDIO PRATURLONE

«Lo ha trovato mia moglie, nel vialetto di casa. Una scarpa di qua, l’altra di là. Ma non fatemi dire di più». Bruno Minatel, idraulico e artigiano in pensione, si allontana bruscamente dai giornalisti, stravolto dal dolore e dallo choc per la perdita del figlio Achille. Una morte senza spiegazioni.

Non aveva una fidanzata. Ma nemmeno nemici, Achille Minatel. In paese Achille Minatel era benvoluto e nella comitiva la sua generosità era universalmente riconosciuta. Non aveva problemi di denaro o debiti: tirava spesso e volentieri fuori il portafogli per offrire da bere agli amici. Era una persona trasparente, senza alcuna ombra nella sua esistenza. La sua vita era fatta di cose semplici: la casa, il lavoro, gli amici. La quotidianità del 47enne si divideva fra L’impiego alla Pezzutti srl, azienda che si occupa di lavorazioni plastiche, e i pomeriggi al bar in compagnia o le battute di pesca sportiva al lago di Cesena. Prima di essere assunto alla Pezzutti, aveva lavorato alla Mo.Spe.Ca, montaggi specializzati in carpenteria, un’altra ditta di fiume Veneto. Nell’azienda di via Fratte, era addetto alla macinazione di materie plastiche.

Finito di lavorare, passava a casa, poi faceva tappa al bar 3D, per un caffè o un calice di bianco. Avvisava sempre la madre, Anna Vignotto, quando non riusciva a tornare in tempo per la cena, perché magari si tratteneva fuori con gli amici a mangiare un trancio di pizza. Uno dei suoi tanti gesti di gentilezza nei confronti dei genitori.

Frequentava i locali della zona: l’osteria Turlonia, a un centinaio di metri dall’abitazione in via Dante, dove viveva con i suoi genitori, era una delle sue mete predilette. Anche perché, volendo, poteva lasciare nel parcheggio del locale lo scooter e poi rincasare comodamente a piedi, in pochi minuti. Achille bazzicava, ultimamente, anche un locale a Bannia. Con la titolare cinese aveva stretto amicizia, tanto che lei lo aveva invitato, insieme con altri avventori, alla festa che aveva organizzato a casa sua per il capodanno cinese, il 7 febbraio. «È l’ultima volta che l’ho visto», racconta la giovane barista. Nel carnet dei locali frequentati dall’operaio 47enne figurava anche l’Osteria 36 a Cesena, frazione di Azzano Decimo. Oppure c’erano le partite a carte con gli amici.

Achille era anche appassionato di pesca sportiva. Andava ai laghi di Cesena, quando capitava. «Era un tipo tranquillo e sorridente, salutava sempre. Non aveva problemi di sorta», ricorda Alberto De Bortoli, suo ex collega di lavoro alla Mo.spe.Ca.

«Era una persona simpatica, buono come il pane. Ci scherzavi volentieri. Non ha mai fatto del male a nessuno, quello che gli è successo mi ha sorpreso molto e mi ha fatto venire la rabbia dentro – racconta il suo amico Federico, 24 anni –. Capirei di più se fosse stato un malore: in passato aveva avuto dei problemi di salute, dopo un incidente in auto e ci aveva anche raccontato di aver subito un infortunio sul lavoro negli anni ’90, cadendo da un’impalcatura di nove metri».

Domande e dubbi attanagliano anche i familiari. A confortare i genitori sono arrivate le due sorelle Sonia (che vive a Orcenico) e Tatiana (che abita a Resia). Il fratello di Anna, Roberto Vignotto, da San Donà di Piave, gli zii da Torre di Mosto.

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