Lo sfogo di una mamma: "Mio figlio autistico preso di mira in classe da compagni bulli"

Udine, su Whatsapp messaggi di scherno a sfondo sessuale e la proposta di fumare uno spinello
File photo dated 06/04/16 of Whatsapp being used on a smartphone. Businesses could soon be able to target WhatsApp users following surprise changes to the messaging app's privacy policy. PRESS ASSOCIATION Photo. Issue date: Thursday August 25, 2016. The Facebook-owned message service, which is otherwise known for its end-to-end encryption and stringent privacy terms, assured users in a blog post Thursday that their phone numbers would not be made public and that messages would remain encrypted. See PA story CITY WhatsApp. Photo credit should read: Jonathan Brady/PA Wire
File photo dated 06/04/16 of Whatsapp being used on a smartphone. Businesses could soon be able to target WhatsApp users following surprise changes to the messaging app's privacy policy. PRESS ASSOCIATION Photo. Issue date: Thursday August 25, 2016. The Facebook-owned message service, which is otherwise known for its end-to-end encryption and stringent privacy terms, assured users in a blog post Thursday that their phone numbers would not be made public and that messages would remain encrypted. See PA story CITY WhatsApp. Photo credit should read: Jonathan Brady/PA Wire

UDINE. Ha tenuto il microfono saldamente tra le mani, senza tradire alcuna emozione. E davanti alla platea dello Zanon, intervenuta per interrogarsi sulla morte di Alice Bros, ha voluto raccontare la storia di suo figlio Paolo (il nome è di fantasia), 15 anni, autistico verbale.

«Neppure il tempo di ambientarsi: al quarto giorno di scuola una compagna di classe gli ha mandato un messaggio WhatsApp, chiedendogli se voleva fumare con lei una canna». La mamma arriva in redazione e non ha problemi a mostrare la conversazione incriminata.

C’è poi la chat di classe, dove i ragazzi si scambiano provocazioni, insulti e volgarità anche durante le lezioni. Il cellulare che sono obbligati a tenere in bella mostra sul banco è spesso rotto o disattivato, “civetta” che consente di tenere tra l’astuccio e le maniche lo smartphone che funziona per davvero.

Dal quale partono sfide ridicole nei confronti di Paolo, invitato a compiere atti osceni davanti ai professori come atto di coraggio. «Per la scuola è una ragazzata. A me non pare sia il caso di minimizzare: voglio andare in fondo a questa vicenda», spiega la mamma del ragazzino, che presenterà in queste ore denuncia alla Polizia postale.

La chat e la canna

«Cmq ti va se fumiamo insieme un giorno», scrive Marilena (utilizziamo un nome di fantasia anche per lei e, per tutelare Paolo, omettiamo pure il nome della scuola, un istituto tecnico di Udine) su WhatsApp a Paolo, giovedì 13 settembre, poco prima delle nove di sera. «Ma sai che fa male», scrive di rimando il ragazzino. «Ma va’, lo dicono così, ma non è vero», torna alla carica Miriam.

La tragedia di Alice Bros, morta a sedici anni nei bagni della stazione ferroviaria per una sospetta overdose da eroina, ha spinto Marcella a denunciare apertamente l’episodio. La droga è un pretesto, una provocazione stolta che emerge in un contesto di frecciate che prende di mira il ragazzino autistico.

«Per certi versi Paolo è ingenuo: e assumere lo stupefacente, nelle sue condizioni, potrebbe essere deleterio. Ma al suo posto potrebbero trovarsi decine di ragazzi che non sono in grado di andare contro la massa», sospira la mamma.

Con lo smartphone in classe

Durante le lezioni i ragazzi della prima si scatenano. Fotografano Paolo e pubblicano la foto nella chat comune aperta poche ore prima. Poi lo invitano, provocatoriamente, a masturbarsi in classe, a visionare siti pornografici e a far vedere i video al docente di turno. Utilizzano termini triviali che padroneggiano probabilmente in minima parte.

I compagni di classe sanno delle difficoltà di Paolo, fin dal primo giorno. E nonostante questo, o forse proprio per questo, lo bersagliano. «Paolo, credi in Babbo Natale?», «Paolo, urla eskere (parola che significa “facciamoli”, intendendo i soldi, presa a prestito dal trapper Lil Pump)», «Paolo, mi offri al Mc?», scrivono sulla chat di gruppo.

«Questa situazione, unita ad altre provocazioni che lo hanno messo a dura prova, ha creato in Paolo uno stato di forte stress: vuole che lo vada a prendere a scuola, ho dovuto anche rinunciare al lavoro», conclude la mamma.

La psicologa

«I ragazzi in età adolescenziale non hanno la percezione del rischio: sono convinti che lo schermo di uno smartphone li protegga da eventuali ricadute, spesso non hanno il senso della misura e del confine», spiega Francesca Borgioli, psicologa scolastica. Il controllo dei dispositivi può mettere i genitori al riparo da comportamenti che sfociano in episodi di bullismo e devianza?

«Sì, ma solo se accompagnato da momenti dedicati alla relazione, che oggi si sono persi: bisogna abituare i ragazzi al confronto, allo stare davanti a una persona, a parlare e confidarsi», aggiunge la psicologa.
 

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