Lo scrittore in lotta col male dona il presepe a oncologia

Il corridoio ha le pareti di un giallo intenso, come la luce abbagliante quando esci. Può dar fastidio, ma può anche dare forza. Di certo ti scuote.
Il luogo è di sofferenza, è il reparto di oncologia di un ospedale, il Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Lo ricordano pavimento e soffitto, lo percepisci dalla quiete, intrisa di dolore, che affiora delle camere.
Allo stesso tempo, però, quei locali raccontano storie di impegno, del personale, e speranza, dei pazienti. In fondo si scorgono le luci di un albero di Natale e la porta, laggiù, richiama l’idea dell’uscita, verso il mondo da cui si proviene e che si vorrebbe riconquistare.
É qui che ha trovato la sua Betlemme, nel 2018, un presepe semplice, costruito in casa. Essenziale, senza luci, «per questioni di sicurezza», e privo di troppe statuine.
Un presepe concepito in laboratorio, che sotto l’installazione reca un messaggio: «#1 Spero tanto di avere ancora del tempo e poter aggiungere altri pezzi a questo presepe, per il momento ho realizzato la parte più importante, la natività. Andrea»
Lui, Andrea, ha anche un cognome, Spinelli. La vita gli ha regalato la capacità di saper fare, e al meglio, molti mestieri. Andrea è giornalista attraverso la fotografia. Scatta immagini che regalano storie. Andrea ha imparato a usare le mani per costruire (e il presepe in laboratorio è solo una delle dimostrazioni) e i piedi per camminare fin quando c’è fiato nei polmoni.
E proprio da quei passi, mossi dopo una diagnosi infausta, in una mattina qualunque di cinque anni fa, sono zampillati quasi 10 mila chilometri percorsi sulle sue gambe e un libro, “Se cammino vivo – Se di cancro si muore pur si vive”.
Tiene anche un blog, @spinoincammino, in cui racconta e si racconta. Ci porta con lui lungo i sentieri del mondo e ci spalanca, quasi ogni giorno, le finestre dell’anima.
Durante l’ultima edizione di Pordenonelegge la presentazione del suo volume ha avuto così tanto successo che lo scrittore ha dovuto ripeterla, perchè la metà del pubblico era rimasta fuori. Due appuntamenti, uno dopo l’altro, nello stesso evento. Al festival del libro, giunto alla soglia delle ventesima edizione, è stata la prima volta.
E poi scala le montagna, cammina in quota, Andrea, per osservare dall’alto profondità che ritrova, così nitide e intatte, solo dentro di sè. Pensando al male che lo divora, al suo cammino di resistenza e resilienza e a quel ruolo di riferimento per tante persone che il destino gli ha ritagliato addosso, cucito con l’ago del dolore e il filo dei molteplici carismi di cui si è scoperto dotato.
E rieccoci al presepe, al concepimento dell’idea di una Natività creata per gli altri, che tragga forza proprio dalla sua semplicità. «Ho tanta sofferenza e altrettanta serenità dentro – ha scritto “Spino” sul suo blog per presentare l’iniziativa – e posso assicurarvi che quello che scrivo è con cognizione di causa. La speranza non deve abbandonare mai l’essere umano, nel caso specifico il malato di cancro, come la dignità non deve essere mai tolta a nessun essere umano, di qualsiasi condizione fisica e mentale. Non ricordiamocelo solo in questo periodo, semmai ci venga in mente. Essere umano, prima di tutto».
Il suo buon Natale in cammino. Verso un’umanità migliore e più consapevole.
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