Lo scoprono pittore solo in casa di riposo e a 89 primavere gli dedicano una mostra

Giovanni Berlese Liberale, dopo una vita di sacrifici dedicata agli altri, adesso può assecondare la sua passione 
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PORDENONE. «Tu diventerai un grande pittore», gli dicevano gli anziani quando era piccolino. Ma lui, che era orfano di padre e solo, con la mamma, a dover tirare avanti, lasciava da parte il sogno e rispondeva con umiltà: «Pittore io? Ma se non ho nemmeno la cartella per andare a scuola».

Giovanni Berlese Liberale, originario di Prata ma pordenonese di adozione, oggi ha 89 anni, vive da qualche mese in Casa Serena e si prepara, non senza emozione, a vedere le sue tele per la prima volta nella sua vita esposte in una mostra. L’ha organizzata l’Asp Umberto I, nel salone della struttura residenziale per anziani di via Revedole, e sarà inaugurata giovedì alle 16 con l’intervento di Angelo Crosato, ex conservatore del museo civico Palazzo Ricchieri e Giancarlo Magri, pittore e restauratore. Sarà visitabile al pubblico fino all’8 gennaio.

Il titolo non è un caso: “La prima. . . poi”, perché a Giovanni l’Asp ha voluto regalare un «meritato debutto in un momento della vita dove spesso diamo erroneamente per scontato che prime volte potrebbero non essercene più».

L’esposizione raccoglie solo una parte dei numerosi lavori eseguiti da autodidatta dall’89enne nell’arco della sua vita e che lui ha sempre custodito nella sua casa di Pordenone, convinto che a nessuno sarebbero interessati. Nei suoi quadri – prevalentemente dedicati all’architettura – le proporzioni sono il frutto delle sue intuizioni e i soggetti sono copiati da cartoline. «Ho fatto solamente la prima elementare – racconta Giovanni – e durante il servizio militare, in un mese, la quinta. Sono diventato pittore per caso, osservando e copiando i disegni che trovavo nelle cartoline, perché non ho viaggiato molto».

In Casa Serena Giovanni si è portato le fotografie dei quadri rimasti a casa. «Il più bello – dice indicandolo con orgoglio – è il palazzo Ducale di Venezia: lo vidi di persona e ne rimasi estasiato; ne feci uno schizzo sul momento ma non mi venne bene e così ho comprato una cartolina».

Nelle sue tele ci sono anche scorci di Pordenone e Udine, oltre a paesaggi e rittratti. Giovanni nella sua vita ha fatto di tutto e pittore lo è diventato per passione, ma soprattutto per caso, come ama raccontare. La sua infanzia fu provata dalla morte del padre, poi della sorella e dalla necessità di aiutare la madre, alla quale è rimasto sempre accanto senza mai sposarsi, adattandosi a fare di tutto.

«Da piccolo – dice – facevo anche il pastore di pecore e per passare il tempo lavoravo il fango facendo delle sculture». Ha fatto il contadino, l’inserviente all’istituto salesiano Manfredini di Este, per tre anni ha venduto fiori a Pordenone, finché nei primi anni Cinquanta è entrato alla Zanussi, dove ha lavorato fino alla pensione. A chiamarlo pittore non ci crede ancora, come succedeva da bambino: che le sue mani da lavoratore fossero mani d’artista, però, lo dicono le sue opere.

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