L’Inps gli dà ragione. Ma gli toglie 235 euro

La vicenda di un pensionato che si è visto riconoscere un danno. Il dramma degli esodati sacilesi

SACILE. È risarcito dall’Inps sul Red 2009 di 154,90 euro ma si trova con la sorpresa di un debito residuo di 235 euro. Il caso paradossale di Cesare Valente a Sacile: a conti fatti, il suo ricorso all’ente previdenziale ha riempito una tasca e gli ha infilato il salasso nell’altra.

Peggio di prima. Rapida l’analisi di verifica in piazza del Portello, a Pordenone dove gli uffici Inps reggono l’urto di flussi medi di 300 utenti quotidiani: è saltato fuori l’imprevisto.

«Un problema tecnico sulla carenza di dati è stato risolto e il caso Valente esula dalla campagna solleciti Red – hanno spiegato ieri i funzionari dell’Inps aprendo il tavolo con le forze sindacali Uil di Sacile e Pordenone –. Invece, nella procedura è insorto un altro debito residuo: una somma assegnata e non dovuta dovrà essere restituita, a rate».

Sul caso Valente si era impegnato Luigi Zoccolan dell’Associazione per il rinnovamento della sinistra, che allo sportello Uil pensionati con Bruno Manfè dà una mano ai sacilesi in affanno tra pratiche, Cud e pensioni al minimo. «Cesare Valente, classe 1935 e con una minima mensile di 490 euro mensili aveva presentato ricorso l’Inps – aveva protestato Zoccolan –. In automatica, era partito il salasso: il disagio dei pensionati è forte. Importante è stato fare chiarezza».

Sono 2.951 i pensionati con l’ansia da Red in provincia e oltre 500 a Sacile. La raccomandata dall’Inps che ha contestato la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi 2009-2010, li ha allertati. I vertici di piazza del Portello hanno aperto il tavolo di confronto. «Sono persone che non percepiscono redditi da capogiro – dice Zoccolan –. Non bastasse: la maggior parte dei pensionati aveva una copia del modello Red 2011 elaborato e inviato regolarmente all’Inps. Le verifiche sono in corso per tanti».

Le fasce più deboli della società sono il primo fronte di impegno per Zoccolan che si fa carico dei problemi della terza età, sanità e diritti negati. Poi, ci sono i casi degli esodati di Poste italiane, come Pierantonio Pizzinato che ha lasciato l’ufficio di via Cavour sperando nella pensione dal 2013. Quella che non arriva. «Sono esodato in attesa di accesso alla pensione – l’ex-postale ha sfogato l’ansia davanti al diretto Inps Massimo Formichella che ha promesso un impegno –. Ma la lettera latita. Di che vivrò, finito l’incentivo di fine servizio? Siamo in 17 postali esodati in provincia».

Il Patronato Ital a Pordenone sta seguendo circa 80 lavoratori tra mobilitati, autorizzati alla prosecuzione volontaria, esodati postali. «Molta incertezza – sottolinea Corinna Gabas –, tante telefonate tutti i giorni di persone che hanno un comune incubo: quello della pensione».(c.b.)

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