Lino Zanussi, lo “sfregio” delle istituzioni

Tanta gente, ma nessun rappresentante politico e amministrativo alla messa in suffragio nell’anno del centenario

PORDENONE. Nell’anno del centenario della fondazione dell’omonima fabbrica, non è passata inosservata, ieri sera, l’assenza di tutte le istituzioni alla messa di suffragio per il più grande imprenditore della storia della provincia di Pordenone, Lino Zanussi, e per i suoi collaboratori, morti 48 anni fa nell’incidente aereo di San Sebastian.

Chiesa piena, quella di San Francesco, di gente comune, molti ex dipendenti del colosso dell’elettrodomestico, assieme ai soci del Circolo anziani Zanussi, col presidente Corrado Cordenons. «Per noi – ricorda – Lino Zanussi oltre a essere un grande manager era come un padre di famiglia con un grande senso del dovere. Era severo, ma allo stesso tempo non mancava di aiutare i “suoi” operai». Quanto all’assenza di tutti i rappresentanti delle istituzioni, ha detto che «Lino Zanussi ha fatto tanto non solo per Pordenone, ma anche per l’Italia. Sarebbe stato un doveroso omaggio».

Al rito, celebrato da don Simone Toffolon, direttore dell’ufficio diocesano delle biblioteche e dell’arte sacra, hanno partecipato le figlie di Lino Zanussi, Paola e Antonia, i nipoti Matteo e Federico Zoppas, la nipote dell’imprenditore, Julia, figlia di Andrea, nonché Dede, moglie di Antonino e il nipote Domenico.

Il celebrante ha ricordato l’imprenditore e coloro che «si sono adoperati nel fare buon uso dell’intelligenza e della lungimiranza per dare la possibilità al prossimo di una vita migliore, grazie al lavoro. Costoro sono degni di stima e di rispetto». L’esortazione, 48 anni dopo quell’esempio, resta valida: «Nessuno stia seduto, ognuno sia protagonista nella propria comunità».

Dopo l’omelia, la preghiera in suffragio di Lino Zanussi, del vicedirettore generale Alfio Di Vora, del direttore generale dell’Ibelsa Giovanni Battista Talotti, del suo collaboratore Hurtato De Mendoza, del pilota Sergio Millich e del capo collaudatore della Piaggio Davide Albertazzi: «Li affidiamo al Signore con quanti hanno avuto modo di conoscerli e collaborare. Ringraziamo Dio per la loro presenza nella vita sociale della città e con loro affidiamo anche i presidenti del Circolo Domenico Modolo, Dino Zanzot, Alfio Bressan, Guido e Antonino Zanussi».

Tra i presenti, l’ex consigliere regionale Gerardo Ciriani: «Venni assunto in Zanussi a 22 anni, al ritorno dalla leva, ufficiale degli alpini. Mi mandarono a Milano e mi dissero: ricordati che non c’è piatto di minestra gratis. Erano altri tempi. Come quando Lino Zanussi entrò in magazzino e disse: feo luce al sol? Si riferiva alla luce accesa di giorno. Ed, effettivamente, quella lampadina accesa era inutile. Erano anni di boom: si lavorava il sabato e anche la domenica mattina».

Al termine del rito, i familiari dell’imprenditore si sono recati nel vicino cimitero di via Cappuccini, in visita alla tomba del congiunto.

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