L'impresa del ciclista vegano: da Hanoi a Sydney per oltre 15 mila km

CIVIDALE. Ne ha già macinati 7.450 di chilometri. Ne restano 8.300. La sfida più dura in cui Pierre Cesaratto, 28enne ciclista estremo (nonché vegano) originario di Faedis, si è mai lanciato è arrivata circa alla metà dopo tre mesi di pedalata nel sudest asiatico. Era partito da Hanoi il 31 gennaio.
Il 30 aprile era a Singapore, che ha raggiunto dopo aver toccato Ho Chi Minh, Phnom Penh, Siem Reap, Vientiane, Chiang Mai, Bangkok, Phuket e Kuala Lumpur. Ora proseguirà in Australia, la attraverserà da parte a parte. Atterrato a Perth, è allo start della seconda fase del suo incredibile viaggio su due ruote che si concluderà a Sydney.
«Ho iniziato i preparativi, corposi, per questa nuova avventura – racconta –, che si annuncia più difficile della precedente soprattutto perché dovrò affrontare il deserto. Mi attendono più di 8 mila km. Ho dovuto procurarmi attrezzature, abbondanti scorte alimentari e idriche e, naturalmente, un vestiario che mi consenta di gestire i forti sbalzi termici delle zone desertiche, dove dai 35° del giorno si scende di notte fino allo zero.
Sto provando sensazioni strane: le rassicuranti certezze che avevo conquistato dopo i tre mesi vissuti nel sudest asiatico devono essere accantonate. Davanti a me ho l’ignoto e la paura costante, ammetto, è sempre un monito alla cautela, ingrediente fondamentale in ambienti potenzialmente pericolosi».
Non che la parte precedente dell’itinerario sia stata una passeggiata. «Le difficoltà – racconta Cesaratto – non sono mancate: inghippi meccanici, grande caldo, strade spesso in pessime condizioni. La prova più tosta è stata la traversata della giungla cambogiana. Ho capito lì cosa vuol dire essere veramente soli e poter contare solo sulle proprie forze. I rischi sono costanti: infezioni, animali, la fame e soprattutto la sete. Ma come amo ripetere i problemi, per quanto possano apparire sul momento insormontabili, rendono più forti. Dopo ogni ostacolo superato scopro un pezzetto di me che non conoscevo. È magnifico».
Lo aveva detto, l’atleta, anche alla fine dell’impresa in India, 8.300 km da Nuova Delhi ad Agra. «Un’esperienza straordinaria – ricorda –. Lo stesso vale per il sudest asiatico: luoghi eccezionali, persone meravigliose, sorprendenti per il loro grande cuore. Sono stato ospitato per più della metà delle notti, in abitazioni o nei templi, su invito dei monaci». Sul canale Youtube di Pierre, Pedalando mi perdo, si può rivivere tappa per tappa il lunghissimo tour.
Altri spunti sull’omonima pagina Fb e su Instagram, dove Cesaratto (che iniziò a calarsi nei panni del super-ciclista per ragioni scientifiche: voleva dimostrare che anche con un’alimentazione vegana si possono affrontare poderose fatiche fisiche) carica progressivamente immagini della sua spedizione. (l.a.)
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