L’imperatore e Gorizia, un legame forte

Il parere dello storico Marco Plesnicar: capisco le motivazioni, ma la toponomastica non va toccata

«Di certo alla base della proposta di intitolare corso Italia a Francesco Giuseppe sta una motivazione storica di fondo. Anche se, personalmente, non vedo con particolare favore tale cambio».

È il parere di Marco Plesnicar, storico e già presidente dell’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei, il quale appare scettico di fronte alla proposta del presidente dell’associazione Mitteleuropa, Paolo Petiziol, di ripristinare l’antico toponimo di corso Italia, un tempo intitolato al Kaiser. Una provocazione che s’inserisce nella scia dell’iniziativa del Comune di Ronchi, che ha deciso di dedicare proprio all’imperatore austriaco una piazzetta, che sarà inaugurata ufficialmente nelle prossime settimane.

Secondo Plesnicar, «la storia induce a lasciare tutto così com’è per quanto riguarda la toponomastica. Corso Italia racchiude nell’evoluzione del proprio nome molte delle tappe della storia goriziana del Novecento: dopo essere stato via della Stazione e, appunto, viale Francesco Giuseppe, è diventato corso Vittorio Emanuele III, ma pure corso Tito, corso Roosevelt, prima di assumere l’attuale denominazione che, evidentemente ha un valore simbolico molto alto», analizza lo storico. Secondo cui, sarebbe necessario «aprire da ogni parte un ripensamento della storia, superando le posizioni irredentistiche, anche attraverso un recupero conscio del passato del territorio attraverso specifici percorsi nelle scuole».

Tuttavia, è evidente che la figura di Franz Josef sia stata particolarmente legata a Gorizia e all’Isontino: «Ci passò due volte e le cronache narrano di un imperatore, già infiacchito dalla malattia, particolarmente afflitto dopo aver scoperto che Gorizia era stata presa dagli italiani».

In generale, il rapporto tra il capoluogo e gli Asburgo era particolarmente saldo: ci venne anche Carlo I, successore di Francesco Giuseppe e proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre del 2004, mentre l’arciduca Francesco Ferdinando, poi ucciso il 28 giugno del 1914 nell’attentato di Sarajevo, fu battezzato proprio nella città in riva all’Isonzo. (chr.s.)

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