Lilli Gruber in video collegamento alla Fiera del Lavoro: «Ogni sera cerco di smascherare la propaganda politica»
La giornalista, attesa a Udine ma costretta a casa per un problema di salute, è intervenuta nella serata finale organizzata da Alig. Ad intervistarla i ragazzi del MvScuola

Era una delle ospiti più attesi della giornata, ma un problema di salute l’ha costretta a rinunciare alla trasferta. Alla fine, però, Lilli Gruber ha risposto comunque alle domande dei ragazzi del Messaggero Veneto Scuola in videcollegamento da casa, chiudendo gli appuntamenti della Fiera regionale del lavoro al Teatro Nuovo Giovanni da Udine.
A intervistare la conduttrice di Otto e mezzo, affiancati dal vicedirettore del Gruppo Nem con delega al Messaggero Veneto Paolo Mosanghini, c’erano Giuseppe Deana, Viola Peressutti e Virginia Corchia, che sono partiti dal suo ultimo libro “Non farti fottere”.
Un’indagine, questa, sulla pornografia: Gruber ha evidenziato come la società attuale sia fortemente sessualizzata e ha sottolineato l’importanza di educare i giovani alla consapevolezza riguardo ai contenuti hard, spesso gratuiti e facilmente accessibili. Ha quindi auspicato l’introduzione di un’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole, ritenendola fondamentale per aiutare i ragazzi a distinguere tra realtà e finzione: «I minorenni non possono essere lasciati soli davanti allo schermo dello smartphone con troppe immagini pornografiche».
Il confronto si è poi spostato sulla carriera giornalistica, partita dai giornali locali fino ad arrivare a La7, passando per gli ostacoli vissuti in quanto donna: «In 20 anni in Rai, mi sono vista passare davanti molti uomini meno bravi di me» ha commentato, aggiungendo che il ruolo femminile nel settore è migliorato, ma resta molto da fare per una vera equità nei posti di potere. Guardando all’oggi, a Otto e Mezzo ha trovato «una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità».
«Ogni sera cerco di smascherare la politica degli slogan e della propaganda. So quanto funzioni bene, soprattutto nei momenti di conflitto e di difficoltà e, come giornalista, credo sia mio dovere aiutare i cittadini a comprendere le informazioni e i fatti nel modo più oggettivo possibile. Faccio il mestiere più bello del mondo e – rivolgendosi ai ragazzi sul palco che vorrebbero intraprendere la medesima carriera – avere bravi giornalisti è fondamentale per la costruzione di una società consapevole e civile che possa definirsi tale».
Infine, l’ospite ha condiviso la sua visione sull’essere “cittadina del mondo”, sottolineando come l’essere nata in una zona di frontiera le abbia permesso di apprezzare la diversità e l’integrazione. «Il cosmopolitismo non è in contraddizione con il patriottismo, essere cosmopoliti significa sentirsi a casa in ogni parte del mondo e crescere nella consapevolezza che esiste molto al di là dei confini patri». Denunciando un nazionalismo chiuso, la giornalista ha sostenuto la necessità di «una patria inclusiva e accogliente».
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