L'idea del parroco: «Per confessarvi potete prenotarvi con una e-mail»

Sacile: don Ezio Segat, che dirige la chiesa di Cavolano, ha lanciato l’appello sul bollettino. «Ma potete anche telefonare, io sono sempre a disposizione per la mia gente»

SACILE. Per confessarsi basta telefonare o prenotare via e mail». Don Ezio Segat non si arrende alla fuga dai confessionali a Cavolano e Camolli-Casut: il parroco incalza la sua gente e rilancia il sacramento con le prenotazioni online.

«Basta spedire una e mail nella mia posta elettronica oppure una telefonata per prenotare l’appuntamento – ha incalzato don Ezio sul bollettino parrocchiale –. Sono sempre a disposizione dei fedeli che, purtroppo, si confessano poco». E mail per tutti doneziosegat@gmail.com.

Il problema

Confessionali più vuoti per la fretta, gli impegni di lavoro e anche perché tanti hanno perso il senso del peccato, forse. A Cavolano e altrove. «Non mi lamento delle presenze dei parrocchiani alle messe – ha detto don Ezio –. Le confessioni, invece, sono in calo e questo non va bene».

Sul bollettino delle sue parrocchie don Ezio ha stampato il motto: «Cavolano e Camolli due comunità in cammino che si edificano e si confessano».

Basterà? La fuga dal confessionale è cominciata da anni in quasi tutte le parrocchie. I monitoraggi hanno rilevato a braccio che soltanto otto fedeli su cento si confessano una volta al mese e sono soprattutto anziani. Due su dieci più di una volta, il 60 per cento non supera una volta all’anno, al massimo due. Il 30 per cento non ama confessarsi e sfugge all’appello del sacramento della penitenza.

I pentiti

Fedeli ultracinquantenni tra chi si confessa, bambini alla prima comunione e nonnine che non hanno mai “tradito” il confessionale: gli altri scappano. «I peccati confessati sono quelli tradizionali – aggiunge don Ezio, che naturalmente non svela i “segreti” –. Qualche offesa, pensieri negativi come l’invidia sono quelli che aspettano la piccola penitenza, per risollevare l’anima».

Ma gli evasori fiscali non confessano («tanti non lo ritengono un peccato, presumo»). Le “corna” coniugali non lasciano tracce («non ci sono tanti casi di pentimenti»). Davanti alla grata chi si confessa torna bambini e grossi peccati non saltano fuori.

Inginocchiatoi e grate sono però sempre più schivati, anche dai fedeli a messa. Il papa emerito Benedetto XVI aveva sollecitato i sacerdoti a non rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali, né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi del sacramento della confessione. Don Ezio ha preso sul serio questa missione e non alza bandiera bianca.

Bene e male

Il peccato più grande a Sacile è quello di avere perso il senso del peccato? Oppure tanti sacilesi non sono indotti in tentazione e non peccano? «Padre, mi perdoni perché ho peccato». La formula è sempre meno usata e il numero delle confessioni è in caduta verticale: anche nelle altre parrocchie liventine.

«Il mondo cambia – ha concesso don Ezio – ma la fede rimane e va rinvigorita anche con la confessione». La percezione del bene e male è in evoluzione rapida e la legge della relatività ha aggredito anche la morale tradizionale.


 

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