L’Egitto contrattacca e mette in discussione i rapporti diplomatici

UDINE. L’Egitto, adesso, passa al contrattacco. Nei confronti della stampa nazionale ed estera, per le ricostruzioni sull’omicidio di Giulio Regeni e i sospetti sui servizi di sicurezza egiziani, ma anche, pur in maniera più velata e utilizzando il gergo della diplomazia, del Governo italiano.
Se l’affondo del ministro degli Esteri del Cairo contro i media è, infatti, più diretto, quello rivolto all’esecutivo di Matteo Renzi sembra più una fuga in avanti. Come a dire: attenti a quello che direte perchè la tenuta degli ottimi rapporti – politici e commerciali – tra i due Paesi dipenderà dalle vostre dichiarazioni.
E considerato il peso delle relazioni commerciali tra Italia ed Egitto, così come il ruolo che al-Sisi si sta ritagliando sullo scacchiere libico, le parole del ministro degli Esteri del Cairo, Sameh Shoukry, suonano come la prima avvisaglia di una possibile tempesta in arrivo.
«Nei nostri colloqui con il Governo italiano – ha raccontato alla radio nazionale pubblica egiziana – l’accusa, o meglio l’illazione, di un possibile coinvolgimento delle forze di sicurezza egiziane nella tortura a morte di Giulio Regeni, come avanzata da alcuni media, non è mai stata sollevata».
Shoukry, però, non si è fermato qui, ma sceglie di utilizzare i tanti egiziani residenti in Italia per lanciare il suo monito alle autorità italiane. «L’Egitto ha un numero molto alto – ha spiegato – di emigrati in Italia che, da vittime, affrontano quotidianamente un’attività criminale. Se io mi lasciassi andare a illazioni sostenendo che quell’attività criminale è in qualche modo connessa con il Governo italiano, sarebbe poi molto difficile condurre relazioni internazionali».
L’avviso è stato recapitato direttamente a palazzo Chigi e non pare un caso che Shoukry abbia parlato – mettendo sul piatto in maniera indiretta anche il nostro ruolo in Libia nei negoziati tra Tripoli e Tobruk – all’indomani dell’uscita del premier Matteo Renzi che aveva avvisato al-Sisi che l’amicizia tra i due Paesi può essere mantenuta soltanto facendo completa chiarezza sulla scomparsa e sulla barbara uccisione di Regeni.
Lo studente friulano, come noto, è sparito nel nulla lunedì 25 gennaio mentre stava raggiungendo l’area di Bab Al Louq, ma non sarebbe stato l’unico – anzi – a non avere dato più notizie di sé nel corso dello scorso mese.
Secondo la denuncia della Commissione egiziana per i diritti umani, infatti, sono almeno 66 le persone considerate come dei desaparecidos dagli attivisti del Cairo a gennaio di quest’anno, cui si aggiungono 42 casi di sospette torture in carcere.
Uno dei responsabile dell’organizzazione non governativa egiziana, Mohamed Lotfy, ha spiegato, ieri, che per desaparecidos si intendono individui fermati dalle forze di sicurezza fedeli ad al-Sisi senza alcuna accusa formale, o senza che sia rivelato, a parenti o attivisti, il luogo dove vengono attualmente detenuti.
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