Legge l’email della collega indagato un ginecologo

di Luana de Francisco
Terminato il turno di guardia, dimentica di disconnettere la propria casella di posta elettronica dal computer messo a disposizione del personale medico e se ne torna a casa. Ignorando di offrire così a un collega, evidentemente non proprio un suo amico, l’occasione per screditarla - o quantomeno, per provarci - davanti agli occhi dei superiori. Alla fine, però, l’unico a uscirne danneggiato pare essere stato proprio lui, hacker per un giorno e medico di professione, in servizio con contratto a tempo determinato nel reparto di Ginecologia e ostetricia dell’Azienda ospedaliero-universitaria: la Procura lo ha iscritto nel registro degli indagati, per l’ipotesi di reato di accesso abusivo a un sistema informatico, aggravato dal fatto di essere stato commesso da un incaricato di pubblico servizio. Un reato che la giurisprudenza equipara alla violazione di domicilio vero e proprio.
La vicenda risale all’estate scorsa, ma all’identificazione del presunto responsabile si è arrivati qualche giorno fa, dopo il deposito della perizia della quale il pm Viviana Del Tedesco aveva incaricato un proprio consulente informatico. Tutto nasce e finisce nell’arco della mattinata del 9 agosto, quando uno sconosciuto si siede davanti al pc dei medici e, notando l’icona in basso di un account di posta elettronica e scoprendo trattarsi di quella della collega che, alle 8, aveva smontato dal turno di notte, pensa bene di violarne la privacy e tuffarsi nella lettura della sua corrispondenza. L’occasione è ghiotta: trovate alcune lettere a suo modo di vedere compromettenti sul piano professionale, in quanto relative a uno scambio di opinioni con un collega su fatti attinenti al reparto, decide di inoltrarle al responsabile della struttura. Il caso vuole che, in quel periodo, il direttore sia in ferie e che la posta venga visionata soltanto il 29 agosto. A smistarla, però, è la segretaria del responsabile, che, giunta alle quattro email inviate dalla casella personale della ginecologa e notata l’assenza di un oggetto significativo e di qualsiasi accompagnatoria, prima di aprirle decide di contattarla e chiederle chiarimenti.
Il caso viene prontamente segnalato all’ufficio del sistema informatico dell’ospedale, che a sua volta si attiva per le dovute verifiche. Intanto, della vicenda viene informata anche la Procura, attraverso un esposto, cui seguono il decreto di sequestro del computer, la copia del disco rigido e l’esame di tutti i file. Confermata la successione di accessi abusivi - tre, per un totale di un’ora circa -, le indagini si concentrano sul lavoro che dovrà portare all’identificazione del “pirata”. Sarà il consulente, ripercorrendo le operazioni compiute sul computer, a riuscire a isolare alcune “tracce” del suo passaggio subito dopo il primo accesso e a smascherarlo. L’inchiesta è tutt’ora in corso, anche perchè non è esclusa la complicità di eventuali altre persone.
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