Le suore della Provvidenza portarono dall’Istria le spoglie del “Giglio di Pola”

Il grande esodo degli italiani dall’Istria dopo l’approvazione del Trattato di Pace siglato il 10 febbraio 1947 vide coinvolte anche le Suore della Provvidenza presenti a Pola, dove da 50 anni operavano come infermiere nell’ospedale e nella casa di riposo. La loro presenza non era più gradita dalle nuove autorità jugoslave e così in pochi giorni furono costrette a raccogliere le poche cose che potevano trasportate e a ritornare in Italia. Le ultime religiose lasciarono Pola il 10 marzo e la maggior parte di loro raggiunse il convento di Cormons, sede allora della Casa generalizia.
L’esodo interessò anche i morti. Le suore di Pola avrebbero riportare in Italia anche le spoglie delle consorelle sepolte nel cimitero della città istriana, ma questo non fu possibile perché non ci fu tempo per sbrigare le necessarie pratiche burocratiche. A loro stava sommamente a cuore di possedere almeno le venerate spoglie di suor Paola Martinelli, morta a 65 anni nel 1923 in concetto di santità. La vicaria generale, madre Adeodata Rizzi, con grande zelo intraprese le copiose pratiche e, grazie all’interessamento dell’economo dell’ospedale di Pola Giacomo Malabotta e all’avvocato Giovanni Benussi, riuscì a raggiungere il suo obiettivo. Con decreto n. 558, il Presidente di Zona di Pola, il 9 luglio 1947, permetteva l’esumazione delle spoglie mortali e il loro trasporto a Trieste.
Suor Paola, al secolo Rosa Martinello, originaria di Centa, paesino della provincia di Trento, era stata inviata nel 1900 a Pola per prendere servizio nell’ospedale di quella città. Gli atti di virtù e eroismo di suor Paola, citati nel libro del gesuita Pietro Colombara “Un apostolo della carità padre Luigi Scrosoppi sacerdote”, furono riconosciuti dalla gente che la definì “il giglio di Pola”. La religiosa morì il 26 ottobre 1923. I suoi funerali, celebrati due giorni più tardi, furono imponenti, accompagnati lungo le vie di Pola da una folla enorme oltre che dalle autorità locali. Scrive Colombara: «Quei solenni funerali non erano però fatti, né a un uomo politico, né a un conquistatore, né a un ricco benefattore, ma questa volta il gran benefattore era una povera suora dell’Istituto della Provvidenza. Questa suora infatti per lo spazio di 23 anni, aveva servito all’Ospedale i poveri ammalati, sacrificandosi eroicamente per loro, per tutti indistintamente, scegliendo per sé i più ributtanti e i più reietti. Si chiamava madre Paola Martinelli». Furono numerose le testimonianze e le relazioni delle consorelle, molte pubblicate sul periodico “La voce di Maria SS.ma Rosa Mistica”, che riferirono sull’operato di suor Paola e sulle sue virtù compiute durante la sua esistenza a favore degli altri e in particolare dei più bisognosi.
Le spoglie di suor Paolo lasciarono il cimitero di Pola il 9 luglio 1947 e con una motonave vennero portate gratuitamente a Trieste. Sulla banchina del porto c’erano ad attendere suor Giacomini, superiora del convento di Cormons e suor Aurelia. Le due religiose presero in consegna l’urna e con un camioncino puntarono verso Cormons dove occasionalmente si trovava anche monsignor Raffaele Radossi, vescovo di Pola e Parenzo. Le spoglie di suor Paola vennero poste nella Cappella di San Giuseppe, già preparata per riceverle, e la preziosa cassetta fu deposta su un apposito rialzo in mezzo a ceri e fiori. —
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