Latterie, stop ai domiciliari per Della Bianca

Non è più ai domiciliari Rino Della Bianca, 59 anni, di Tricesimo, il responsabile dell’approviggionamento di “Latterie friulane” arrestato lo scorso 6 giugno con l’accusa di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, nell’ambito dell’inchiesta sul latte contaminato da aflatossina. A due giorni dall’udienza celebrata a Trieste per discutere l’istanza della difesa, il tribunale del Riesame ha sciolto le riserve e disposto la riforma della misura alla quale Della Bianca era stato sottoposto dal gip di Udine su richiesta della Procura. L’indagato dovrà comunque osservare l’obbligo di dimora nel Comune di Tricesimo. Non potrà, cioè, uscire dai confini del proprio territorio di residenza.
La decisione ha soddisfatto soltanto a metà gli avvocati Luigi Francesco Rossi e Federica Tosel, che lo difendono e che, a questo punto, ricorreranno in Cassazione. Alla nuova richiesta di revoca - che a breve sarà depositata anche al gip di Udine -, però, allegheranno anche la consulenza tecnica di cui avevano incaricato già il bioingegnere dell’università di Udine, Paolo Bartolomeo Pascolo, e tuttora in corso di elaborazione. Attraverso la relazione tecnico-scientifica del proprio consulente, i difensori puntano a dimostrare la non pericolosità del latte messo in commercio e, quindi, l’assenza di qualsiasi prova in grado di sostenere i gravi indizi di colpevolezza contestati dal pm Marco Panzeri al loro assistito.
«Il Riesame ha ritenuto che la misura dei domiciliari fosse esagerata. E questo è un fatto - premettono gli avvocati Rossi e Tosel -. Ma non bisogna dimenticare che il collegio triestino ha fondato le proprie osservazioni soltanto su dati cristallizzati al 6 giugno. Non avendo facoltà di avvalersi di periti e non avendo neppure potuto leggere le conclusioni alle quali a breve approderà la nostra consulenza - continuano -, i giudici si sono espressi in assenza di una relazione tecnico-scientifica. Sotto questo aspetto, per nulla secondario considerata la materia del contendere, l’unica fonte a cui hanno potuto attingere è la valutazione che il veterinario che si occupò di Cospalat fornì alla Procura per quell’inchiesta e che il pm ha utilizzato anche per Latterie friulane».
L’ipotesi accusatoria - le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nas di Udine, da dicembre a giugno - è che il latte prodotto da allevatori consorziati fosse miscelato nei silos con latte contaminato da aflatossine M1 in misura superiore al limite di legge (fissato in 50 parti per trilione), per poter essere messo comunque in commercio, invece di essere distrutto come previsto dalla normativa. Ricostruzione, questa, che avrebbe portato almeno in un caso accertato alla distribuzione ai punti vendita di una partita di latte tossico (quello - in tesi accusatoria - che soltanto in parte rientrò in sede, dopo la restituzione delle confezioni da parte della Soligo di Treviso). Intercettazioni e analisi alla mano, il pm ha iscritto 14 persone sul registro degli indagati, tra ex vertici aziendali, addetti di laboratorio, autista e allevatori, e ottenuto dal gip Emanuele Lazzàro i domiciliari per Della Bianca.
«La nostra consulenza - hanno incalzato i difensori - proverà che quel latte non era tossico e, quindi, neppure pericoloso. Anche perchè, in caso contrario, ci si chiede come mai gli inquirenti non abbiano provveduto a farlo ritirare dagli scaffali già nei mesi scorsi, in fase d’indagine. In realtà, qui si discute di un solo episodio e anche quello insostenibile, visto che i valori superiori erano stati riscontrati prima che venisse imbottigliato e non una volta immesso sul mercato, quando i valori erano ormai tornati sotto soglia». Quanto alla sostituzione della misura con l’obbligo di dimora a Tricesimo, i legali hanno dichiarato di non comprendere la ratio della decisione del Riesame. «Posto che il pericolo di reiterazione non esiste più - hanno commentato -, avendo il Consorzio esternalizzato sia i controlli, sia la raccolta del latte, non si capisce cosa cambi nel fatto di consentire o meno a Della Bianca di uscire dal proprio Comune».
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