Lascia il Venezuela per Pozzuolo e fa a ritroso il viaggio del padre

Federico Gasparini è figlio di Ilario, emigrato da Sammardenchia nel Paese sudamericano nel 1948. È stato accolto dagli zii Adriano e Miranda. «Scappano in tanti: il regime non aiuta i poveri»
Cargnacco 4 Settembre 2017. Intervista Venezuelani. © Foto Petrussi
Cargnacco 4 Settembre 2017. Intervista Venezuelani. © Foto Petrussi

POZZUOLO. Facendo a ritroso il viaggio che fece il padre nel 1948 dal Friuli al Venezuela in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita, Federico Gasparini, ingegnere informatico della Sap (colosso mondiale del software per imprese) e padre di famiglia quarantanovenne, ha lasciato la residenza di Valencia e il paese sudamericano in preda a una crisi sociale ed economica profonda.

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L’ha fatto per i figli – racconta – perché in Venezuela manca tutto, l’illegalità e la criminalità sono quotidiane. Ha lasciato il lavoro pure la moglie venezuelana Anna Sofia, odontotecnico.

«Mio padre Ilario, da Sammardenchia – racconta Federico – a 19 anni andò in Venezuela e fece fortuna, così ho potuto studiare a Caracas ingegneria su computer, facoltà allora al top mondiale, dalla quale ora fuggono i cervelli. Scappano in molti da un Venezuela al collasso.

Il regime chavista non sta mantenendo la promessa di far migliorare le condizioni di vita chi sta peggio: i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri. Un operaio e un maestro guadagnano il corrispondente, in bolivar, di 11 euro al mese: si registrano iperinflazione e controllo statale sul cambio moneta.

Con la nazionalizzazione, le attività produttive non rendono più. Introvabili beni di prima necessità, prodotti per l’igiene e medicine (chi può le fa venire a costi altissimi dall’estero).

Una volta al mese si fa la fila per ore per acquistare farina e zucchero. A breve – osserva – il Venezuela farà i conti con la denutrizione da proteine. I bambini avranno conseguenze da carenze alimentari, nello sviluppo fisico e intellettivo».

Per questo ha voluto allontanare i suoi bambini da quell’ambiente, dove si sono persi anche il senso civico e il valore della vita. «Nessuno rispetta le regole, si è aggrediti per strada. Si è passati da 3 mila morti per criminalità a 28 mila».

A Cargnacco Federico ha trovato braccia aperte dallo zio Adriano Buiatti e zia Miranda (sorella della madre Assunta), ma spera di rendersi presto indipendente.

«Abbiamo sistemato i bambini, di 13 e 8 anni, a scuola a Pozzuolo. I docenti dicono che impareranno presto l’italiano».

Lui stesso lo parla e capisce pure il friulano. Un problema è ottenere presto la cittadinanza per Anna Sofia: si temono lungaggini dal consolato in Venezuela. Federico e i figli invece hanno la doppia cittadinanza.

Poi si penserà al lavoro: sono convinti che non avranno difficoltà a trovarne, vista l’età ancora giovane e le competenze sicure. È già partito il passaparola con gli amici della famiglia Buiatti.

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