Lascia il Friuli per la Spagna: la sua azienda vale 7 milioni

La storia di Lorenzo Strizzolo, di Udine, alla guida del Fogolar Furlan di Marbella

UDINE. Tre anni fa, novello e mezzo squattrinato, acciuffava all’ultimo secondo i soldi utili per mettere piede nella Fiera di medicina estetica più importante al mondo, la Amwc di Montecarlo.

Oggi ci entra passando dall’ingresso principale, con l’azienda Pharma Spain e, soprattutto, con un fatturato che chiuderà il 2018 per una cifra superiore ai 7 milioni di euro.

Un salto carpiato, fatto di coraggio, intuizione e perseveranza. La storia di Lorenzo Strizzolo, nato a Udine il 12 ottobre 1979, imprenditore e presidente del Fogolâr Furlan di Marbella, è la storia di un “self made man” friulano. Di un 39enne che, caduto molte volte, è salito in alto.

Il suo viaggio comincia nel 2002. Interrotti gli studi universitari, a 23 anni decide di lasciare l’Italia e di trasferirsi in Spagna, proprio a Marbella. «Mi iscrivo a una scuola alberghiera svizzera Les Roches con l’idea, una volta conclusi gli studi, di aprire un albergo in Italia» dice.

Dopo la laurea breve in Business Administration finisce, a 26 anni, per essere assunto in “Solutions hi” un’azienda di consulenza che si occupava di raccogliere progetti per l’avvio di start up nel settore alberghiero. I primi tempi le cose funzionano.

«Abbiamo aperto due strutture a 4 stelle a Madrid – continua Lorenzo –. Poi, però, a 29 anni, mi ritrovo da solo con una nuova opening a Baku, in Azerbaigian.

Undici mesi di lavoro difficili, con una paga decisamente bassa visto l’esorbitante costo della vita azero. Così appena rientro in Spagna decido di licenziarmi». Un azzardo vero perché il periodo storico è drammatico. «Il Paese si trovava nel bel mezzo della crisi economica, tra famiglie indebitate, case svendute e immobili deprezzati a causa della bolla immobiliare che era scoppiata. Lavoro non ce n’era» ricorda.

L’anno successivo si divide tra i convegni all’Università e un nuovo lavoro come consulente di una società quotata in borsa con sede a Milano, “Unione alberghi italiani”. «Viaggiavo molto per l’Italia ed era un impiego ben remunerato – aggiunge Lorenzo –. Poi, un giorno, la società venne acquisita da uno speculatore: tutto il team viene licenziato e io sono costretto a ricominciare di nuovo».

Torna a Marbella e si prende un periodo di pausa, «stanco di lavorare per gli altri». Un giorno arriva il colpo di genio.

«Ripensando al viaggio fatto a Baku, mi viene in mente che c’era un settore in forte crescita, quello della medicina estetica e del wellness – svela –. Riprendo i contatti con alcune persone conosciute allora e una di queste mi chiama per chiedermi di reperirgli un prodotto molto costoso: mi attivo e scopro che quello stesso articolo, in Spagna, costava meno della metà». Crea, in tempi rapidissimi, una società e fa la vendita. È il 2014.

«Avevo capito che era la strada giusta – osserva ancora –. Comincio a studiare questo mondo, che, un po’ come la moda, scopro essere molto ricco e attrattivo, ma soprattutto globale, capace di arrivare ovunque e in tempi rapidissimi».

L’impresa cresce e diventa Pharma Spain. «Nel 2016 abbiamo chiuso con 6 milioni di fatturato, quest’anno è cresciuto di un milione – spiega –. Funziona tramite app: i clienti fanno gli ordini su smartphone e web, in modo veloce e semplice. Vendiamo in più di 20 Paesi».

Il prossimo anno l’azienda, che alla Fiera di Montecarlo 2018 aveva uno suo stand, volerà alla Fiera di Shangai dove verrà presenterà il nuovo brand, “Nimia”. Prima del successo, i momenti di sconforto ci sono stati, ma... «ho sempre creduto in me e non mi sono mai rassegnato. Spesso la vita ti porta a volte a dubitare delle tue capacita – aggiunge –, ma il mio consiglio è uno solo, seguite il vostro istinto perché e l’unica cosa che ci rende unici».

Lorenzo, ora, non intende tenere questa fortuna solo per sé. «Vorrei portare un po’ di giovani a lavorare qui – dice ancora –. Mi sono messo in contatto con la Camera di commercio di Madrid per trovare il modo di dare un’opportunità ai ragazzi friulani, magari qui in Spagna o in altri paesi dove operiamo. È importante uscire dalla comfort zone».

Dalla Spagna vorrebbe dare una spinta anche al Fogolâr Furlan. «Credo che oltre all’aspetto sociale sia importante accrescere quello legato al business – suggerisce –. In un mondo dove le informazioni e le comunicazioni viaggiano alla velocità della luce, sarebbe bello creare un portale interno che connetta tutti i Fogolâr, per scambi commerciali, possibilità di investimenti e altro.

Mi piacerebbe questa sorta di banca dati venga valorizzata perché se gestita bene può diventare un vero club d’affari 2.0 proiettato nel presente ma soprattutto nel futuro».


 

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