L’arte del mosaico va di padre in figlia e sbarca sul web

TARCENTO. È cresciuta tra tessere dai mille colori, attratta fin da piccola da quella passione che teneva il papà in laboratorio da mattina a sera, spesso sabati e domeniche comprese.
Lui, il padre, ha sempre creduto nel lavoro delle proprie mani, scommettendoci una vita, con il 2019 che coronerà il traguardo dei 40 anni di attività.

E pensare che suo padre – il nonno di lei, «un tipo duro, venuto giù dalla montagna» –, a bottega avviata ancora chiedeva al figlio (che nel frattempo si era pure comperato un appartamento): «Quando ti trovi un lavoro serio?». Ma lui, l’impiego serio lo aveva individuato, senza se e senza ma, già da adolescente.
Allora, 13enne in prima al Malignani di Udine, era andato in gita a Spilimbergo, alla scuola mosaicisti. «Una folgorazione – racconta –. Ho capito cosa avrei fatto nella vita. Mi sono immediatamente ritirato da scuola e iscritto a Spilimbergo».
Ed è da quel momento che mette le radici quella che poi sarà l’avventura di «Artemosaico» di Collalto di Tarcento.

Con protagonisti Luigi Molaro, classe 1953 che per 7 anni è andato a bottega a Milano a perfezionare la sua già prodigiosa manualità, e sua figlia Marisa, 34 anni di cui, dice con orgoglio, 15 passati nell’azienda di papà, che da gennaio 2017 è ufficialmente nelle sue mani.
«Quando siamo usciti dallo studio del notaio – ricorda Luigi – era come se volassi tra le nuvole».
Orgoglioso come non mai di un passaggio generazionale sul quale nessuno avrebbe scommesso, nonno compreso.

E invece è accaduto. Perché Luigi non si è mai arreso, facendo di quello che suo padre considerava unicamente un hobby, il suo mestiere. E le migliaia di tessere passate abilmente tra le sue mani sono andate a comporre opere richieste in tutto il mondo.
Dall’America al Giappone, con lunghissime soste in Medio Oriente, dove hanno decorato le ville più lussuose anche dell’allora principe dell’Arabia Saudita, gli alberghi più esclusivi della zona e le mega piscine di persone facoltose.

«Ho lavorato sempre su commesse e con pezzi unici – illustra –, sempre e solo con privati, gestendo in tutta autonomia i progetti».
Significa non solo che Luigi a quei pezzi colorati di vetro e marmo ha sempre unito la sua inconfondibile vena artistica, ma anche che i lavori se li andava a cercare in giro per il mondo e dopo averli eseguiti nella sua bottega di Collalto (prima, per 10 anni, il laboratorio era a Godia) li spediva a destinazione e nello stesso tempo il pagamento era già avvenuto e lui era in volo per seguire di persona la posa dell’opera.
Iter seguito anche quando, ricorda Marisa, sono stati incaricati di eseguire la facciata della chiesa di Tarsogno, vicino Parma.
Un’opera di 89 metri quadrati che una volta realizzata in un unico pezzo («Per l’occasione abbiamo fatto costruire un mega tavolo che ha occupato quasi tutto il magazzino») è stata «tagliata» in blocchi, spediti e poi riattaccati in loco sotto la supervisione dei Molaro.
Padre e figlia, che sono appena entrati a far parte del progetto fotografico in cammino “Dentro le botteghe, oltre i mestieri” (con pagina Facebook), dei fotografi udinesi Antonella Oliana e Angelo Salvin che, attraverso i loro scatti, “raccontano” storie di artigiani e di passione.
Accanto a mosaici di enormi dimensioni che hanno colorato pareti e pavimenti in ogni dove, Luigi ha firmato e continua a firmare ancor oggi, insieme con la figlia, rivestimenti di oggetti di ogni genere (in magazzino svettano due mega mani in polistirolo che presto, su idea di Marisa, saranno ricoperte con migliaia di tessere colorate per diventare due segnali stradali che indicheranno la collocazione del laboratorio) e quadri di ogni dimensione, dove prevale il tema del sacro, non disdegnando però tutto ciò che la vita di ogni giorno ispira.
E può essere la sensazione con cui è tornato a casa dopo un viaggio ad Auschwitz o la voglia di riprodurre un quadro di Klimt.
Su quella strada, accanto al padre, con un occhio sempre attento ai movimenti abili delle sue mani – mentre cercano il quadrello giusto o mentre lo tagliano perché diventi quello giusto – Marisa si è formata, dopo aver deciso che l’università non faceva per lei.
«Tutto ciò che so del mosaico lo devo a mio padre», dice. Anche l’entusiasmo e la voglia di non mollare mai. Seppur l’industria in questi ultimi anni cerchi di “imitare” l’arte del mosaico: «Nessuna macchina potrà mai riuscire nell’intento di creare un’opera fatta con le mani», afferma convinta. Una caparbietà che è l’ingrediente principale di quella che lei indica «la svolta» di Artemosaico.
Si chiama “Mosaic life”, sito e-commerce avviato a giugno 2017 e ora pronto a decollare. «Ho voluto rendere il mosaico a portata di tutti», spiega. Così è nato un progetto tutto suo, declinato nelle linee “arreda”, “indossa”, “regala” e “crea”.
Dalla stessa materia prima delle opere di papà Luigi, grazie al gioco delle tessere, Marisa realizza a mano orecchini, collane, bracciali, spille, decorazioni, bomboniere (si possono acquistare anche in via Poscolle a Udine, nel negozio “16metriquadri” e direttamente a Collalto), ma anche tavoli, specchi, vasi, scritte, quadri, sedute e accessori di ogni genere. In più, il sito offre tutto quello che può servire per realizzare, in proprio, un mosaico.
E tra qualche mese sarà dato il via a corsi per principianti, già sperimentati per beneficenza con i compagni di scuola dei suoi figli.
«Mi sono divertita un sacco a vedere l’entusiasmo che suscita nei piccoli questo mondo che per me resta ricco di fascino, anche dopo tanti anni di lavoro».
Luigi oggi è il primo sostenitore delle idee di Marisa. Nonché il suo fido collaboratore e colui che al mattino, di buona ora, è già in laboratorio, mentre lei porta a scuola i suoi due figli, Sofia di 6 anni e Pietro di 4.
«Sono un pensionato, ma da questo mestiere non riesco proprio a staccarmi», ammette.
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