L'arte contemporanea si rivolge al futuro ricordando il passato

All The World’s Futures (tutti i futuri del mondo), è questo il titolo della 56 Biennale di Venezia
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. ARTE LAGUNA. 22.03.2014.-
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. ARTE LAGUNA. 22.03.2014.-

VENEZIA. All The World’s Futures (tutti i futuri del mondo), è questo il titolo della 56 Biennale di Venezia che sta a indicare lo sguardo che l’arte contemporanea rivolge al futuro, ricordando il passato e tenendo conto del presente.

Il curatore nigeriano Okwui Enwezor ha voluto creare una “Biennale politica” progetto riuscito grazie alla grande attualità dei messaggi delle opere e dalla lettura del Capitale di Karl Marx in una delle sale.

La Biennale si divide in due parti: ai Giardini Napoleonici e all’Arsenale (Le Corderie). Nei Giardini vi sono opere all’aperto, i padiglioni di diversi paesi e il padiglione centrale, una volta occupato dal padiglione Italia, il quale presenta la scritta blues blood bruise che sta a indicare il fatto accaduto nel ’64 nel Bronx dal quale, secondo Enwezor non abbiamo imparato nulla.

Nella prima sala del padiglione centrale vi è un omaggio a Fabio Mauri (1926-2009) scrittore e artista italiano, ricordato dai quadri posti alle pareti con la scritta “The End” (la fine) che rappresentano l’ultima parola che compare nei film, essendo lui grande amico di Pier Polo Pasolini, e ci domandano se davvero siamo giunti alla fine dell’arte; dal muro creato dalle valige dei deportati ad Aushwitz, essendo lui ebreo; dalla Macchina per fissare le Acquarelle.

Adrain Piper, vincitrice del Leone d’Oro, con la sua opera Everything will be taken away ha voluto far riflettere sul fatto che non abbaiamo futuro e che dobbiamo sforzarci di più per raggiungere i nostri risultati.

Tra le opere più impressionanti di sicuro c’è The Key in the Hand dell’artista giapponese Chiharu Shiota secondo la quale la chiave rappresenta il corpo umano.

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