L’archivio del terremoto sarà consultabile on line

La Regione finanzia la digitalizzazione dei documenti che raccontano la ricostruzione. Un patrimonio conservato in circa 3 mila scatoloni nel deposito a Gradisca d’Isonzo

UDINE. Migliaia di scatoloni, 3 mila o forse più, pieni zeppi di documenti tecnici e amministrativi. È l’archivio della ricostruzione del Friuli terremotato conservato nei magazzini della Regione, a Gradisca d’Isonzo. Un patrimonio inestimabile che sarà digitalizzato e reso accessibile on line. La Regione ha stanziato 190 mila euro per recuperare la documentazione, studiarla, archiviarla, conservarla e divulgarla. Lo farà con il supporto del Dipartimento di ingegneria e architettura dell’università degli studi di Udine.

Visitare l’archivio di Gradisca d’Isonzo è emozionante. Qui sono conservati i documenti prodotti dalla Segretaria generale straordinaria (Sgs) dal 1976 fino alla fine della ricostruzione. Basta aprire uno degli scatoloni per ritrovarsi tra le mani una delle tante missive inviata da Chiavola a uno dei suoi funzionari, e apprezzare il rigore che ha caratterizzato il modello Friuli. In quella lettera Chiavola invitava i suoi collaboratori a mantenere il controllo sui professionisti impegnati nella progettazione degli interventi, per essere in grado di «sostituirsi a quanti operassero in maniera non sufficiente e non idonea».

Gli scatoloni sono numerati e divisi per argomento. La schedatura è stata compilata da un dipendente della Sgs. La missiva di Chiavola è solo una tessera del modello Friuli la cui unicità è stata riconosciuta anche dal Senato. Peccato che nonostante i riconoscimenti non abbia mai superato i confini regionali. Lo Stato non ha più delegato alle Regioni la ricostruzione dei luoghi distrutti dai terremoti che si sono susseguiti dal 1976 ai giorni nostri. Ma questo è un altro discorso.

Un archivio da salvare

«Considerato che - recita la delibera approvata dalla giunta Serracchiani – il ricorso all’istituto della delega statale ha costituito un’autentica novità in quanto prima di allora era lo Stato stesso a intervenire direttamente in caso di eventi sismici», la Regione vuole divulgare il modello Friuli proprio perché «non è stato reso oggetto di azioni divulgative tali da renderlo modello applicato concretamente nei sismi in Italia e all’estero».

Sarà un lavoro di squadra perché la Regione, nel suo progetto, coinvolge l’Università di Udine e le associazione dei comuni terremotati e sindaci della ricostruzione assieme a quella dei consiglieri regionali affinché, attraverso azioni coordinate, promuovano la divulgazione e conservino la memoria di quell’esperienza per trasmetterla alle nuove generazioni.

A queste azioni vanno aggiunte quelle già avviate dal museo Tiere Motus «l’unica realtà in Regione – recita sempre la delibera – a rappresentare costantemente e quotidianamente il terremoto e la ricostruzione del Friuli» e dal Centro di documentazione sul terremoto e la ricostruzione allestito a palazzo Orgnani Martina, a Venzone, dove sono conservate le schede di ogni Comune. Qui non mancano i file contenenti i 500 dei 1.603 progetti già digitalizzati dei cosiddetti articoli 8.

Sono i progetti degli edifici tipici che meritavano di essere conservati. Ora si tratta di mettere insieme tutti questi tasselli per creare l’archivio del terremoto e della ricostruzione del Friuli. «La segreteria generale straordinaria del terremoto ha raccolto, nei decenni, un materiale tecnico importante che è stato oggetto di ricerche puntuali, ma mai sistematiche», spiega l’assessore regionale alla Pianificazione territoriale, Mariagrazia Santoro, facendo notare che la Regione sta tutelando una pagina di storia del Friuli.



L’accordo con l’università

Attraverso la stipula dell’accordo, il Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura si impegna a svolgere attività di coordinamento scientifico, a mettere a disposizione le proprie competenze e risorse umane e a relazionare a cadenza semestrale.

La Regione, invece, ha il compito di coinvolgere gli ordini professionali per fare tesoro della loro professionalità come pure le associazioni dei Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione e dei consiglieri regionali, per creare un nuovo coordinamento Regione-autonomie locali.

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