L’Archimede dell’enologia e la sua pozione dei desideri
UDINE. Genialoide, creativo, ferratissimo. Così lo descrive chiunque lo conosca. E questa è stata anche l’impressione che di lui hanno avuto magistrati e carabinieri. Un “Archimede” dei nostri tempi al servizio dell’enologia.
Eppure, con le sue brillanti trovate - era stata sua la provocazione di esporre una propria gigantografia in via Marsala, lo scorso aprile, per contrastare con il suo aspetto glabro e curato quello dell’uomo barbuto e trasandato tanto in voga oggigiorno -, Ramon Persello ha finito per cacciarsi in un mare di guai. Proprio lui che tanti “allori” è riuscito a fare conquistare agli alfieri dei vini bianchi friulani, rischia ora di vedersi sfuggire di mano il sogno che con perseveranza aveva portato avanti.
A fargli da “assistente”, nel piccolo laboratorio che avevano allestito a casa, era sua moglie Lisa. Lui combinava tra loro gli ingredienti e lei li mescolava, seguendo le sue istruzioni anche quando era assente o al lavoro. Entrambi “complici” di un progetto ambizioso: “brevettare” una sostanza naturale capace di amplificare il profumo del vino.
Non è un caso, allora, se durante la perquisizione di sabato il Nas ha trovato tutto quel che cercava: recipienti e taniche, lieviti e altre sostanze e pagine e pagine di appunti con le formule che Ramon studiava e sperimentava. Oltre all’elenco dei produttori ai quali forniva la propria consulenza. E ai quali – secondo il castello accusatorio – avrebbe venduto il “lievito magico”.
A ricordare come comunque non si parli in alcun modo di sostanze nocive e a rinviare a un doveroso approfondimento tecnico qualsiasi considerazione sulla presenza o meno della misteriosa pozione nei campioni di vino prelevati è l’avvocato Luca Ponti, difensore di fiducia di Persello e della Coletto.
«Non è detto che tutto quel che non è conforme è reato – aggiunge il legale –. Mi domando quale sia il confine tra il rigido rispetto di un protocollo e la libertà creativa di una persona. Parliamo di un vino, cioè di un prodotto che, nel tempo, può essere sottoposto a un percorso di modificazione naturale dell’aroma.
Basti pensare – continua – all’agricoltura biologica e biodinamica. Si potrà obiettare che non indico nell’etichetta, a patto che ciò sia davvero previsto, quel che di diverso ci metto dentro, ma allora – è la sua conclusione – sarei costretto a svelare il know-how e perderei l’esclusiva».
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