L’anno degli scout: a Udine si festeggia un secolo di attività

Il primo riparto dell’Asci nacque in Friuli nell’aprile 1916. A febbraio una grande esposizione alla galleria Tina Modotti

UDINE. «Gioca, non stare a guardare!». La frase, coniata da lord Baden-Powell, è incisa su un’opera scultorea realizzata da Giovanni Patat d’Artegna nel parco di via Duchi d’Aosta a Udine, che fu tra la prime città in Italia a sperimentare il metodo educativo scout.

La città, ora si appresta a celebrare un secolo di scoutismo, conta quasi un migliaio gli scout suddivisi fra il Corpo nazionale giovani esploratori italiani (Cngei), cinque gruppi dell’Agesci, un gruppo degli Scout cattolici d’Europa e il Movimento adulti scout.

Per festeggiare il centenario sono in programma una serie di celebrazioni che inizieranno con una grande esposizione, a partire dal 20 febbraio nella galleria Tina Modotti. L’iniziativa, spiega Lucio Costantini, storico ed esperto di tematiche adolescenziali che figura fra i curatori della mostra, «potrà contare su un vasto repertorio di foto storiche e di documenti d’archivio relativi alla storia dello scoutismo che sarà studiata in parallelo con l’evoluzione architettonica».

Una sorta di osservazione sui cambiamenti delle persone in parallelo ai cambiamenti della città, contrapposti sulla “Linea del tempo”.

Le prime esperienze di scoutismo in Italia risalgono al 1910. Nel 1912 fu fondato il Corpo nazionale giovani esploratori italiani, associazione laica eretta a ente morale nel 1916. Lo scoutismo, metodo educativo e movimento giovanile ideato da Robert Baden-Powell nel 1907, fu inizialmente guardato con sospetti e riserve dal mondo cattolico.

Quando se ne comprese il richiamo fra i giovani e la valenza educativa, vi furono tentativi per far accogliere i ragazzi cattolici nel Cngei, con una clausola di salvaguardia della loro autonomia per l’espletamento dei doveri religiosi.

Tentativi falliti, tanto che il 16 gennaio 1916, nell’ambito del Consiglio generale della Società della gioventù cattolica, fu decisa la nascita dell’Associazione scoutistica cattolica italiana (Asci). Il conte Mario di Carpegna, appartenente all’aristocrazia pontificia, assunse la direzione dell’associazione.

Reduce da un viaggio in Gran Bretagna, era in grado di proporre ai giovani cattolici un metodo simile a quello ideato dal fondatore che si discostava dall’applicazione del Cngei, in quale, complice il conflitto in atto, si connotava per i risvolti piuttosto militareschi e il laicismo marcato.

Un primo riparto dell’Asci nacque a Udine nell’aprile 1916 dove, dal marzo dell’anno precedente, si era consolidata una sezione del Cngei. Nell’ottobre 1917, a causa della ritirata di Caporetto, gli scout seguirono le loro famiglie oltre il Piave, svuotando Udine, che rimase alla mercé degli occupanti.

Il riparto dell’Asci si ricostituì nel 1918, mentre il Cngei riprese l’attività nel 1920. Entrambe le associazioni vennero poi sciolte con regi decreti tra il 1927 e il ’28 attraverso l’Opera nazionale balilla il governo fascista avocava a sé l’educazione della gioventù. Lo scoutismo riprese vita con vigore al termine della seconda guerra mondiale. Dal maggio 1945 anche a Udine rifiorì.

«Oggi lo scoutismo diffuso in tutto il mondo libero – ricorda Costantini –, conta quasi quaranta milioni di aderenti e resta il più diffuso movimento giovanile. Come originale metodo educativo extrascolastico, continua a prefiggersi lo scopo di formare persone in grado di bastare a se stesse e capaci di solidarietà verso gli altri, stimolandole a superare barriere di tutti i tipi: geo-politiche, sociali, psico-fisiche, etniche, religiose e culturali».

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