Lanciati 487 palloncini in cielo: per i bambini morti o mai nati

Il maltempo in valle non ha impedito ieri a “I cittadini per la memoria” di rispettare una tradizione con le giornate del ricordo
Il cimitero delle vittime del Vajont, Longarone, 12 ottobre 2013. ANSA/ANDREA SOLERO
Il cimitero delle vittime del Vajont, Longarone, 12 ottobre 2013. ANSA/ANDREA SOLERO

ERTO E CASSO

Quattrocentoottanntasette palloncini colorati, uno per ogni bimbo morto o mai nato a causa del disastro del Vajont: il maltempo che ieri ha imperversato sulla valle di Erto e Casso non ha impedito all’associazione “I cittadini per la memoria” di mettere in pratica quella che da 14 anni a questa parte è ormai una tradizione.

Ogni fine settimana che precede la commemorazione ufficiale del 9 ottobre, il sodalizio si ritrova ai piedi della frana del monte Toc e organizza una notte bianca di approfondimenti. In tenda e vicino al fuoco vengono tenuti dibattiti e letture sulla sciagura del 1963 e su quelle che ne seguirono (quest’anno il filone principale di discussione è stato lo scandalo del ponte Morandi di Genova).

Il lancio dei palloni Unicef per i bimbi del Vajont apre le due giornate di ricordo promosse dalla giornalista d’inchiesta Lucia Vastano: qualche anno fa l’autrice del libro L’onda lunga ricevette persino delle minacce dopo aver indagato sulla ricostruzione delle zone disastrate. Altro fronte caldo su cui Vastano è ancora al lavoro riguarda la possibilità che la frana sia stata “pilotata” dagli ingegneri che però ne avrebbero sottovalutato le reali dimensioni.

Sino a stasera si parlerà di tutto questo nelle vicinanze della diga. «La memoria deve essere corretta, non corrotta come quando si inserì nella legge nazionale del Vajont il termine “incuria”, quasi a significare che l’evento sia dipeso da una fatalità”, ha commentato ieri la giornalista milanese al suo arrivo in valle. –

F.FI.

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