Lamborghini, ecco la storia dello sci in mostra a Tolmezzo

TOLMEZZO. Al primo piano c’è la storia della mitica Lamborghini Ski, al piano superiore c’è la storia dello sci in Carnia, con foto d’epoca e oggetti che testimoniano la nascita del turismo e della pratica sportiva e ripropone i passati e i nuovi campioni dello sci prodotti dalle montagne carniche. Compresi i trofei dei fratelli Di Centa.
Tutto questo a palazzo Frisacco, che fino al 31 marzo ospiterà la mostra “Da Linussio tessile a Linussio sci - Lamborghini Ski, un mito carnico, visitabile dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19 tranne di martedì. L’ingresso è libero.
Al primo piano dunque la presentazione di Jacopo Linussio fondatore della maggior manifattura tessile europea del Settecento, della vita di Jacopo Linussio, “creatore” della Lamborghini Ski, le tante storie dell’azienda e l’intervento di Rino Snaidero, la cui spa ha realizzato l’evento assieme ai Comuni di Ravascletto, Forni di Sopra e Forni Avoltri, oltre alle scuole di sci Carnia-Zoncolan e Forni di Sopra.
L’esposizione narrativa si svolge su una decina di totem trifacciali che espongono una trentina di sci tra cui alcuni molto rari. Alle pareti, una carrellata di fotografie, in gran parte realizzate da Jacopo Linussio, che mostrano momenti sulla neve nella prima metà del secolo scorso, vogatori e slittini. Al piano superiore, come detto, è presente un’esposizione complementare dal titolo “Luoghi di neve” che raccoglie foto e oggetti di storia carnica dello sci.
Con Linussio partiva il cosiddetto multistrato. Si progettavano gli “sci di vetro”, i Kristall, la cui intuizione nasceva dall’aver visto le prime botti in fibra di vetro nella cantina sociale di proprietà dei parenti della moglie, a Buttrio. Nasceva poi il Fuego, forse lo sci più amato e noto.
Per testarli, non si andava per il sottile ma, nelle belle stagioni, si scendevano i ghiaioni o si facevano scivolare sull’asfalto, lo sciatore legato a una macchina che lo trainava. Quando la Snaidero rilevava l’azienda, si applicavano anche le tecnologie macrocellulari usate per le ali del Concorde. Infine la crisi negli anni Settanta, con un tentativo di avviare la linea d’abbigliamento, la neve che scende sempre meno sulle piste, portano alla chiusura. Ma la storia era già scritta.
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