L’addio di Zanor a Martignacco: «Ho investito riducendo il debito»
Il sindaco dimissionario cede il testimone all’assessore Gianni Nocent: «È per garantire gli equilibri» Le deleghe per Lavori pubblici e Bilancio andranno al consigliere Mesaglio, una scelta di territorialità

MARTIGNACCO. Più infrastrutture e servizi, ma anche un calo sensibile del debito. È ciò che lascia alla comunità, «consapevole di aver amministrato con onestà e competenza», il sindaco di Martignacco, Marco Zanor. Pronto a candidarsi alle elezioni regionali con Fratelli d’Italia, il primo cittadino esce di scena in modo non banale: si toglie la fascia tricolore dopo due mandati e la consegna nelle mani di Gianni Nocent, assessore alla Cultura e all’Istruzione, preferendolo al vicesindaco Massimiliano Venuti. «Con le mie dimissioni alcuni equilibri vengono a mancare. Ecco perché il rimpasto di giunta: il nuovo assessore che otterrà le mie deleghe, Lavori pubblici e Bilancio, sarà il consigliere Fabio Mesaglio, scelto per una questione di territorialità e per le caratteristiche professionali».
Ci racconti la sua Martignacco.
«Nonostante il Patto di stabilità, sono stati spesi quasi 13 milioni, tra investimenti e manutenzioni. Penso alla riqualificazione dei centri urbani, l’ampliamento del centro scolastico di Martignacco, il nuovo centro di raccolta e il percorso ciclabile casa-scuola».
Oltre alle infrastrutture…
«Molto è stato fatto per l’indebitamento derivante dall’assunzione dei mutui, che nel 2019 sarà ridotto del 42,16% rispetto al 2013. Abbiamo migliorato il servizio di raccolta differenziata, che ha portato a un calo delle bollette. Ci siamo poi impegnati nel sociale, con il Progetto Martignacco e il Bes, dedicato alle scuole, e nello sport, con la convenzione con le associazioni per la gestione degli impianti».
Fondamentale per lei è l’identità storica del comune.
«Certo. Per questo, ricordo il restauro del Monumento ai Caduti, il conferimento della cittadinanza onoraria al Reggimento Corazzieri, il recupero dell'affresco di Mitri».
Nessun rimpianto?
«Non essere riuscito a posare la prima pietra della nuova scuola dell’infanzia e non aver realizzato compiutamente quanto previsto dal punto di vista urbanistico».
Ci sono due date che non ricorda con piacere
“L’11 novembre del 2014, quando Martignacco fu colpito da una bomba d’acqua che provocò allagamenti in centro e a Nogaredo: la Protezione civile regionale si mise in moto per risolvere i problemi, ora attendiamo un intervento del Consorzio di bonifica.
E il 3 giugno 2016?
«Sono arrivati quattro immigrati senza il mio consenso. Ma di aderire allo Sprar non se ne parla».
Ci sono stati rapporti difficili con alcune associazioni del territorio. Come mai?
«Erano basati su diffidenze, che non avevano motivo di esistere, da parte dei loro rappresentanti nei confronti dell’amministrazione. Ora c’è la massima collaborazione».
E le relazioni con la Regione? Complicate, vero?
«Questo ha pesato, ma ci siamo salvati rispetto a certi contributi perché eravamo pronti con la pianificazione».
Sulle Uti non cambia idea…
«Non sono organismi di supporto ai Comuni come dovrebbero, sono finalizzati alla politica centralista della Regione».
Ci sono lamentele per un centro sempre più spento. Colpa è del Città Fiera?
«Se per certi aspetti è diventato parte della qualità della vita dei cittadini, di contro una struttura del genere è impegnativa da gestire dal punto di vista delle risorse umane. Ha provocato cambiamenti nel tessuto commerciale, ma a Martignacco c’è un secondo nucleo in grado di dare risposte di dettaglio, quello della zona della Sme».
Le comunali si avvicinano
«Per la coalizione, il candidato sindaco sarà uno o una componente dell’attuale giunta».
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