L’addio alle Poste per inseguire un sogno: a Strassoldo è diventata la regina della maiolica

Aveva 15 anni quando in una stanzetta della parrocchia di Savona ha allestito la sua prima mostra. Con una serie di gufi in terracotta. L’esposizione di quanto aveva realizzato e dipinto è durata giusto il tempo della messa. «Appena conclusa la funzione li ho venduti tutti, dal primo all’ultimo».
Ecco perché ancora oggi, per qualsiasi nuovo progetto crea prima un gufo. «È di buon auspicio», commenta sorridendo Anna Maria Cristina De Vincenzo. Che così si presenta: «Sono del 1959 e quest’anno ne ho compiuti 59. Un bel numero che si ripete. Ho pensato che valesse la pena festeggiarlo in maniera particolare. Così ho costituito una Srl con un socio specializzato nelle resistenze. Insieme faremo moltissime cose nuove che da sola non sarei riuscita a realizzare.»
Basta mettere un piede nella sua casa-laboratorio (un edificio affiancato alla torre medievale risalente al 1260, nel cuore del borgo di Strassoldo) per capire immediatamente che questa artigiana artista – così ama definirsi, spiegando che «se sei solo un’artista oggi come oggi rischi la fame» – è un vulcano di idee. Inarrestabile. Una vitalità che traspare in ogni sua realizzazione.

A partire dalla casa. Quando l’ha comperata, nel 2004, era disabitata da un bel po’ e tutta da sistemare. A tempo di record, appena un anno dopo, è diventata la sua dimora. Lì ci vive con il marito Simone e due figlie, Carolina (dipendente della mamma, dalla quale ha ereditato il piglio creativo) e Veronica (studia grafica a Urbino), mentre Valentina, la più grande, lavora in Austria per una famosissima casa di moda. In quell’edificio all’inizio di via San Marco, che in passato è stato sala civica del Comune, negozio di alimentari e pure sede del corpo di guardia («e prima ancora chissà che altro») oggi c’è anche e soprattutto la sua bottega.
Di stufe in maiolica, principalmente. Realizzate interamente a mano, da lei. Che in tasca ha una laurea in Architettura al Politecnico di Torino, dopo aver frequentato il liceo artistico di Savona e la prestigiosa scuola di perfezionamento stili liguri ad Albisola, suo paese d’origine e noto in tutto il mondo per la lavorazione delle ceramiche.
Non è tutto. Perché nel passato di Anna Maria Cristina ci sono anche 20 anni alle Poste: inizialmente come impiegata, poi come dirigente, sia in Liguria sia in Friuli. E prima ancora un’esperienza di quadro in un’azienda e un ruolo di direttore tecnico in una ditta di ristrutturazioni di opere pubbliche legate alle Belle Arti, attività che le hanno consentito di mantenersi agli studi e di perfezionare la sua tecnica. Ma quella passione sgorgata sui banchi delle superiori è scoppiata dirompente una volta trasferita nella terra d’origine del marito. «Sono arrivata qui in Friuli in esilio per amore. Ma sono felicissima della scelta fatta e non tornerei più indietro».
Dopo anni che definisce «di riflessione» – «Durante i quali non ho mai smesso di realizzare manufatti di ceramica» – ha lasciato il sicuro impiego di direttrice alle Poste di Palmanova per dedicarsi a tempo pieno al sogno di sempre. «Come si dice da noi: mi sono staccata con le mani quando ero ben sicura di essere attaccata con i piedi».
Forte di una convinzione. «Se riuscivo a vendere con facilità tutto quello che producevo, quando creare maioliche non era ancora il mio mestiere, perché pensare che non sarei riuscita a farlo una volta messa su bottega?».
La svolta coincide con una folgorazione. «La scoperta, per caso, del borgo di Strassoldo, così carico di bellezza e fascino». Al borgo si è legata in maniera indissolubile fin da quando è stata chiamata a realizzare con le sue opere due mostre all’anno all’interno dei Castelli. Poi, la virata definitiva con l’acquisto della storica casa di Porta Cisis, la sua casa-bottega. Oggi si chiama «Antica dimora dell’arte» e praticamente è sempre aperta.
In questo magico luogo si fondono alla perfezione le competenze di progettazione e l’estro artistico di Anna Maria Cristina. Un binomio che le consente di offrire sempre un prodotto completo. Un’opera unica, a misura del cliente, caratterizzata dalla personalizzazione del decoro.
Ad oggi di stufe, «tutte firmate, numerate e modelli unici», ne ha realizzate quasi 120. Sono sparse in tutta Italia – «Faccio tutto, dalla creazione all’installazione in loco» –, ma anche in molti Paesi europei, Austria e Germania comprese. Senza contare quelle che creato per casa sua.
Da lasciare a bocca aperta quella nella dependance. O meglio in quello che era un vecchio mulino – sede dei seguitissimi corsi che organizza più volte all’anno –, dove entra ancora il suono dell’acqua che scorre tranquilla nel vicino Taglio, il fiume di risorgiva che lambisce la sua proprietà. L’imponente stufa è qualcosa di più di un oggetto che scalda. È una vera e propria opera d’arte che «racconta» la vita di Anna Maria Cristina attraverso i più fantasiosi e originali «detti» che hanno accompagnato la sua crescita. Quelli che solevano ripetere i nonni materni di origine piemontese. E quelli paterni nativi di Capri. In quelle ceramiche ci sono anche tutti i suoi affetti. «Li ho rappresentati uno ad uno».
Le tre figlie. Il marito. I genitori. Persino i suoi tre gatti. Immaginiamo ci abbia messo una vita a realizzare decine e decine di maioliche finemente dipinte a mano, con incredibile dovizia di particolari. «Invece no – spiega –, sono velocissima.
Con gli acquerelli realizzo su un foglio di carta un progetto per far capire al cliente come verrà l’opera finita, senza avvalermi del pc. Poi procedo direttamente sulle formelle maiolicate mettendole vicine e realizzando il disegno di getto. Comincio da una parte e vado avanti finché ho spazio da riempire. Non me lo so spiegare nemmeno io, ma vedo già il prodotto finale quando ho il pezzo di ceramica bianca davanti. È come se ricalcassi un’immagine già pronta».
Il suo tratto inconfondibile – è maestra abilitata a insegnare gli otto stili della tradizione ligure, a cui nel tempo ne ha aggiunto di personali, nati dalla sua fantasia – c’è anche nei tavoli, nelle meridiane, nei pavimenti, nei bagni, nelle cucine, nei caminetti, nelle scalinate e nei pannelli per esterni che progetta e realizza. «Faccio anche cose piccole, tipo piatti e vasellame, ma solo perché chi entra in negozio si aspetta di trovare anche quelli».
Di recente una cliente partita dall’Arizona alla volta di Venezia, ha deviato per Strassoldo pur di acquistare suoi pezzi che aveva visto sul sito.
La sua «specialità», comunque, «è il grande manufatto». Da sempre. Tanto che, svela, nel giudizio finale delle superiori i suoi professori – già allora intuendo quale sarebbe stata la sua strada – avevano addirittura scritto: «Adatta a dipingere autostrade».
Il grande non la spaventa. Come non l’ha spaventata mettere mano al restauro della casa. Ogni giorno in cantiere con gli operai c’era anche lei. A sovrintendere, ma anche a badare che nulla di ciò che lo storico edificio conservava, anche ben nascosto sotto gli intonaci e il pavimento, andasse perduto.
Così ha riportato alla luce la torre medievale – dove si intravede ancora il buco circolare nel quale alloggiava il palo del ponte levatoio – che oggi è una delle pareti interne della sua bottega. Lei – vulcanica e incontenibile – ha fatto «tutto con niente», come ha osservato Osvaldo Bevilacqua quando con la sua troupe è venuto a fare le riprese per la trasmissione «Sereno variabile».
In un angolo della bottega ci indica «Oreste», un omino-stufa (con tanto di disegno depositato) che è un po’ il capostipite del prossimo progetto. La nuova Srl – si chiama Saxa Picta, cioè «sassi dipinti» in latino –, in cui Anna Maria Cristina si sta buttando a capofitto.
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