L’addio ad Antonutti Il sindaco: «Grazie per aver decantato il Friuli con passione»

In via Chiusaforte il saluto di amici e parenti prima del funerale «Uomo umile, che ha mantenuto il legame con la terra natia»
Udine 9 novembre 2019 Cappella mortuaria Antoniutti attore ©Foto Petrussi
Udine 9 novembre 2019 Cappella mortuaria Antoniutti attore ©Foto Petrussi



Un professionista vecchio stampo, mosso da una passione autentica per teatro e cinema che è riuscito ad alimentare senza mai perdere in umiltà. Ieri era il giorno dell’addio a Omero Antonutti, attore e doppiatore originario di Blessano che ha dato tanto alla cultura italiana e friulana (ma non solo). Alla cappella dell’obitorio dell’ospedale, in via Chiusaforte, dove ieri mattina don Charles ha presieduto il commiato in città – prima del funerale che è stato celebrato nella chiesa di Sant’Antonio Nuovo, a Trieste, città dove Antonutti è cresciuto e si è formato –, un po’ alla volta amici e parenti si sono stretti alla moglie Graziella, per esprimerle il proprio cordoglio.

Il sindaco Pietro Fontanini ha ricordato come, nel corso della sua lunga e fortunata carriera, non abbia mai dimenticato le sue radici friulane. «A Basiliano – ha ricordato il primo cittadino – ha imparato la lingua friulana, che ha decantato con maestria nel progetto “Strolic” del Coro Natissa di Aquileia. Omero è stato un uomo internazionale e, allo stesso tempo, un uomo semplice, che ha saputo mantenere un legame con il Friuli». Ha interpretato con genuino trasporto autori come Turoldo o Pasolini. Per questo, due anni fa, Fontanini, allora alla guida della Provincia, gli aveva voluto conferire la medaglia istituzionale dell’Ente. «Grazie per quello che hai fatto per il popolo friulano» ha concluso il sindaco.

A Orsaria, paese originario della madre Anna, era andato da bambino, come sfollato durante la guerra, e vi tornava di tanto in tanto a salutare gli amici che lo avevano conosciuto e visto affermarsi come attore e doppiatore. «Nonostante la grandezza – ha ricordato uno di loro fuori dalla cappella – Omero è rimasto umile ed era un piacere poter conversare con lui».

A salutare Antonutti, tra gli altri, anche il cugino e primario di Gastroenterologia Maurizio Zilli, l’imprenditrice della grappa Giannola Nonino, il maestro Alfredo Barchi e Italo Tavoschi, fondatore della compagnia Baraban e già vicesindaco della città. «Una grande perdita per il teatro – ha sottolineato Tavoschi – e anche dal punto di vista umano. Un vero professionista che si dedicava con anima e corpo al suo lavoro».

Un amore smisurato, quello di Antonutti per la sua professione, che lo aveva spinto a trasferirsi alcuni mesi in Sardegna per essere pronto a interpretare Efisio Ledda in “Padre Padrone”, il gioiellino dei fratelli Taviani. «Ha vissuto con i pastori per entrare più nella parte ed essere credibile» ha raccontato l’amico di famiglia Massimo Nobile.

«Una persona squisita, disponibile a collaborare in ogni occasione e senza atteggiamenti da prima donna. È stata una fortuna averlo conosciuto» ha commentato infine il maestro Barchi, alla guida dell’Associazione Società Filarmonia e titolare della cattedra di Esercitazioni orchestrali al Conservatorio Jacopo Tomadini. Antonutti aveva collaborato con il musicista emiliano, tra le altre cose, per “Mediterraneo”, progetto portato al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, e per la realizzazione del cd “Musica in Friuli”. —



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