L'abate: "E' un complesso difficile da gestire"
SESTO AL REGHENA. «Una chiesa difficile da gestire, per i turisti che vanno ovunque». Lo osserva l’abate, monsignor Giacarlo Stival, dopo il furto della bibbia. L’abbazia di Santa Maria è luogo di costanti visite anche da Paesi lontani.
Decine di migliaia i fedeli e i turisti che varcano ogni anno la sua soglia, che tra l’altro è una delle nove porte sante giubilari della diocesi di Concordia-Pordenone. Impossibile controllare ogni movimento seduta stante, ma nulla sfugge alle telecamere posizionate all'interno e all’ingresso del luogo di preghiera e, dettaglio da non trascurare, di opere d’arte.
Su queste ultime, tra l’altro, il parroco di Sesto al Reghena ha lanciato l’allarme nelle scorse settimane: «La calce lasciata cent’anni fa, quando è stato scoperto il ciclo di affreschi trecenteschi, sta continuando la sua opera. Senza interventi, tra qualche anno, gli affreschi scompariranno».
L’appello è stato raccolto dalla Regione: «Sta lavorando sulla richiesta e speriamo di ricevere presto buone notizie», ha aggiornato il quadro monsignor Stival. Si attede un contributo: per salvare gli affreschi è necessario un lavoro pluriennale, che comporterà una spesa tra 200 e 300 mila euro.
La basilica triabsidata è caratterizzata da un ciclo di affreschi di scuola giottesca e riminese, tra cui spiccano il “lignum vitae”, “l’incontro dei tre vivi e dei tre morti”, le storie di San Benedetto e di San Pietro, 1’incoronazione della Vergine e altri. Opere che fanno della chiesa, il cui primo nucleo era stato edificato dai longobardi 1280 anni fa, «una cosa meravigliosa«, come l’aveva definita Vittorio Sgarbi. E che pertanto vanno restaurate al più presto.
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