La storia di Elio Morpurgo: il suo impegno per il Friuli e per l’Italia dopo Caporetto

Alice Tomasin





Lo scorso 27 gennaio, Giorno della memoria, il professor Valerio Marchi ha tenuto per il liceo Marinelli di Udine, nell'auditorium dello Zanon, una conferenza sulla storia dell’ebreo udinese Elio Morpurgo (1858 -1944).

Morpurgo iniziò giovanissimo la sua carriera politica, diventando primo cittadino di Udine (fu il primo sindaco ebreo democraticamente eletto nel Regno d’Italia), poi deputato per sei legislature, sottosegretario di Stato al ministero delle Poste e telegrafi e a quello dell’Industria, commercio e lavoro. Infine, fu anche eletto senatore. Dopo la Grande guerra si impegnò per i profughi friulani di Caporetto e per la ripresa del Friuli e dell'Italia.

Egli rispecchiava le caratteristiche di numerosi ebrei tra Otto e Novecento, con il loro entusiasmo, il loro inserimento riuscito nella società, il successo, l’adesione al fascismo, il tradimento, la morte... Quando poi i provvedimenti razziali lo allontanarono dai pubblici uffici, si ritirò a vita privata, trovando conforto esclusivamente nella coscienza del bene che nessuno poteva negare egli avesse compiuto.

Già al centro di aspre polemiche di natura politica, la sua figura fu controversa anche all’interno dello stesso mondo ebraico: infatti, mentre da alcuni ebrei udinesi fu definito “gloria e vanto della comunità ebraica”, da altri fu accusato di averla colpevolmente trascurata.

Nel 1944, per proteggerlo, quando era ormai molto anziano e molto malato, quasi intrasportabile, i suoi figli lo lasciarono sotto falso nome all'ospedale di Udine, mentre loro si misero in salvo in Svizzera. Qualcuno però fece la spia e il 26 marzo due nazisti, assieme ad un complice italiano rimasto ignoto, irruppero nella sua camera d’ospedale e lo portarono a San Sabba. Morì il 29 marzo, mentre viaggiava su un convoglio diretto ad Auschwitz, e venne scaricato dal treno nei pressi di Salisburgo.

Il suo corpo non fu trovato, ed è per questo che sulla sua tomba vuota, a Udine, c’è scritto: “Qui i suoi resti riposerebbero se la crudeltà nazista, deportandolo grave di anni ed infermo verso una meta senza ritorno, non ne avesse disperso le spoglie”.

Oggi, grazie al rinvenimento di nuovi documenti, sappiamo che sei mesi dopo il crollo del muro di Berlino la sua salma rientrò in Italia, dove oggi a quanto risulta è collocata assieme a migliaia di altre nel sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare di Bari. —



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