La signora della grappa Nonino compie 80 anni: «Ma io mi sento una “trentottina” non sono mai stanca» - Video

Un’innata esuberanza, scolpita nel Dna, è il tratto caratteristico della sua personalità. Impossibile non farsi travolgere dalla vulcanica simpatia e dalla voglia di vivere di Giannola Bulfoni Nonino, la signora friulana della grappa. Imprenditrice a tutto tondo, moglie, madre, nonna di 8 nipoti (tra di loro solo un maschio) è l’ideatrice del Premio Nonino, uno degli appuntamenti culturali più autentici e importanti nel panorama italiano, anticipatore di numerosi premi Nobel. Chi ha la fortuna di essere ospite, l’ultimo sabato di gennaio nella distilleria di Ronchi di Percoto della famiglia Nonino, porta un ricordo indelebile di quella festa: emozioni e gioia allo stato puro.
Oggi 27 settembre Giannola, la first lady di una famiglia quasi tutta al femminile, taglia un traguardo importante. Lei non ne vuole sentire parlare di quel numero, perchè i compleanni non li festeggia più da un pezzo, ma telefonate e messaggi non mancheranno di ricordarle la fatidica data. «É tempo di vendemmia - taglia corto - sarò in ufficio a lavorare». Ma insomma gli 80 anni rappresentano un evento speciale, una pietra miliare, e le celebrazioni sono doverose. In questa intervista ripercorre un po’ i momenti salienti della sua rigogliosa esperienza di vita, con il Friuli sempre nel cuore.
Signora Nonino come festeggia? Che regalo si farà e cosa si aspetta dalla sua bellissima famiglia?
«Io sono una “Trentottina”» (chiaro il riferimento all’anno di nascita) e «come tale non ho una data specifica da rispettare, festeggio le vendemmie e le distillazioni della mia vita: sono ben 56, iniziate nel 1962 quando mi sono innamorata, prima di Benito» (il marito, l’altra colonna portante della “ditta”), poi «dell’arte della distillazione della sua grappa. Un’alchimia che tutt’ora mi emoziona ogni qualvolta dalle “campane di vetro dei nostri alambicchi artigianali discontinui” esce cristallina la nostra grappa. E’ una magia che desidero condividere con tutti gli estimatori, amici, consumatori della grappa Nonino nel mondo intero».
Chi sono state le persone più importanti della sua vita?
«Indubbiamente la mia famiglia, e per famiglia intendo quella di origine e poi quella creata con Benito, l’uomo della mia vita, con il dono delle mie tre figlie, Cristina, Antonella ed Elisabetta, i miei meravigliosi nipoti, mio Dio che dono enorme: Chiara, Davide, Francesca, e poi Sofia e Gaia e ancora Caterina, Beatrice e Costanza, assieme senz’altro ai miei insostituibili generi che nonostante il soprannome che mi hanno affibbiato, “tigre”, mi vogliono bene. Nei miei affetti sono molto possessiva e gelosa e guai a chi me li tocca».
Il rapporto con suo marito è inossidabile: coppia nella vita e coppia nel lavoro, si può fare e funziona, voi ne siete un esempio lampante.
«Certo, la nostra unione è una “lotta continua” ma proprio per questo il nostro rapporto è più vivo che mai!».
Lei ha conosciuto molti personaggio famosi da Veronelli a Marcello Mastroianni, da Ermanno Olmi a Claudio Magris per arrivare a numerosi premi Nobel per la letteratura. Un ricordo e un aggettivo per i tre, quattro che ritiene più significativi.
«Ce ne sono davvero troppi e non mi sento di citarne solo alcuni, farei un torto agli altri».
Il Premio Nonino è famoso in tutto il mondo. È la cosa di cui va più orgogliosa nella sua vita?
«La cosa di cui vado più orgogliosa è in primis la mia famiglia, poi la nostra grappa. La “London school of economics and political science” una delle più prestigiose riviste del pianeta, nel dicembre del 2016, ci ha dedicato un intero articolo “How Cinderella became a queen theorizing radical status change” (Come Cenerentola è diventata regina, teorizzando un radicale cambio di status) in cui spiega come Benito e Giannola Nonino grazie alla loro grappa Monovitigno Picolit “hanno creato una testa di ponte nella costosa categoria di alto status occupata dai distillati stranieri”: la grappa così divenne “Lo spirito nazionale” a pari livello di whisky e cognac...
A seguire Il Premio Nonino “Risit d’aur”, creato nel 1975 per salvare da morte certa alcuni dei vitigni autoctoni friulani fra cui lo Schioppettino, il Pignolo, il Tacelenghe (tutti rossi di grande carattere, ndr), di cui era vietata la coltivazione, ottenendone nel 1976 l’autorizzazione alla vinificazione in via sperimentale, mentre nel 1978 divennero vitigni raccomandati. Al Premio Nonino scientifico successivamente si unì la sezione letteraria internazionale la cui prestigiosa giuria negli anni ha anticipato ben 5 premi Nobel».
Da vent’anni lei è Cavaliere del lavoro, una delle poche donne in Italia, nominata dall’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. Cosa significa per lei?
«Un prestigioso riconoscimento che ho dedicato a tutte le donne - imprenditrici e non - del mondo».
Quali ritiene siano le sue qualità e i suoi difetti?
«Sono opprimente negli affetti, parlo tanto, forse troppo. Dovrei contare fino a tre, invece mi fermo a... zero. La virtù? Passione per il lavoro, non mi stanco mai».
Il futuro e i giovani: è ottimista per l’Italia e per il Friuli?
«Dobbiamo esserlo: stiamo attraversando un momento di criticità dei valori. I giovani però, facendo parte di una realtà globale, hanno modo di interagire con culture e tradizioni diverse. Questo arricchisce la loro esperienza e il loro modo di interpretare il mondo. Da parte nostra l’obbligo di sostenerli nel costruire una società migliore: glielo dobbiamo».
Lei è nota per le sue battaglie: una delle primissime fu per i vitigni autoctoni friulani e l’ha vinta, come ha ricordato, con determinazione. Oggi che battaglie ci sono da fare per tutelare il nostro Friuli, quello dell’identità?
«Ci sarebbero molte battaglie da combattere e non solo per il Friuli: essendo il mio settore, faccio riferimento a molti beni di consumo che spesso hanno in etichetta informazioni poco chiare e che possono trarre in inganno il consumatore, che ha diritto di sapere cosa mangia, cosa beve, cosa compra. Da oltre 35 anni chiediamo una legge a tutela della grappa che obblighi a scrivere in etichetta il nome del produttore, se non è lo stesso anche quello dell’imbottigliatore oltre al metodo di distillazione. Un Disciplinare rigoroso a protezione del consumatore esiste da sempre per il cognac, per il whisky e altri distillati. Dovrebbe esserci anche per la grappa! Continueremo a batterci anche se al momento la firma del Decreto ministeriale viene bloccata dalle solite lobby di categoria, perché contro i loro interessi: ma noi non molliamo».
Nella sua vita ci sono stati momenti brutti o difficili? Come li ha superati?
«Ci sono tutt’ora momenti complicati, e continueremo a superarli con grande determinazione. Come mi hanno insegnato i miei splendidi genitori è indispensabile non mollare mai finchè non viene raggiunto, nel rispetto del bene comune, lo scopo che ci si prefigge». —
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