La sfida di Codroipo, è scontro sull’accoglienza - Foto e Video

Scintille nel confronto tra i candidati sindaco organizzato da Messaggero Veneto e Il Ponte. Auditorium esaurito in ogni ordine di posti, decine le persone costrette a rimanere fuori
Codroipo 18 ottobre 2016 dibattito elettorale Copyright Petrussi Foto Press MassimoTURCO
Codroipo 18 ottobre 2016 dibattito elettorale Copyright Petrussi Foto Press MassimoTURCO

CODROIPO. È un argomento che divide. E che accende il dibattito. È il tema della sicurezza e dell’accoglienza dei richiedenti asilo.

Ha diviso anche i candidati sindaco alle elezioni di domenica 23 nel confronto promosso dal Messaggero Veneto in collaborazione con il periodico Il Ponte.

Il no ai profughi del candidato di centrodestra (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Viviamo Codroipo) Fabio Marchetti è netto. L’ha ribadito ancora una volta.

«Codroipo non ha un presidio della polizia di stato, non ha una Compagnia dei carabinieri, non ha un ospedale. Accogliamo 17 rifugiati politici nel protocollo Sprar e questo ci deve bastare. Non vogliamo che Codroipo venga toccata da questo flagello e per questo abbiamo posto il tema della sicurezza al primo punto del nostro programma».

Codroipo, interviste ai candidati sindaco

Per il candidato del centrosinistra (Pd, Progetto Codroipo civica Soramel sindaco, Fare Comunità e Altre Prospettive) Alberto Soramel «il numero di 150 richiedenti asilo nel Medio Friuli rappresenta una cifra accoglibile. Il sindaco può rendere l’ingresso di migranti il meno traumatico possibile.

Parliamo di un problema che è piccolo, si tratta di tre migranti ogni mille abitanti. Non ci sono solo delinquenti, non hanno bisogno della polizia, non sono malati, noi prendiamo un pacchetto e chi sgarra è giusto venga punito. Ribadisco che noi non vogliamo accoglierli tutti nelle caserme, ma distribuirli sul territorio».

Graziano Ganzit, supportato dalla civica Codroipo nel Cuore, è chiaro: «L’epoca delle porte aperte è finita. Tutto quello che ci sta accadendo ci sta travolgendo. Non si può scaricare sul Comune la politica del Governo.

Un sindaco ha il dovere di essere forte per trattare col prefetto e mettere queste persone in condizioni di restituire l’accoglienza per esempio impiegandoli nel lavoro agricolo».

L’auditorium è gremito in ogni angolo. Decine le persone rimaste fuori che non sono potute accedere per motivi di sicurezza all’interno della struttura. Incalzati dalle domande del giornalista del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini, i candidati affrontano diversi temi.

Gli animi si scaldano sulla mancata fusione tra Codroipo e Camino al Tagliamento. Per Soramel «è stata un’occasione mal gestita, fatta in fretta con un’opacità di fondo. Io se fossi stato il sindaco Marchetti avrei lasciato concludere questo percorso alla futura amministrazione.

È stato un referendum pro o contro l’amministrazione Marchetti, un autogol che ha dimostrato un dilettantismo esagerato».

«Pare strano», ha replicato Marchetti, «che chi appartiene al Pd, che ha fatto legge sulle Uti che contiene la fusione, abbia votato no. Avremmo potuto far affluire nelle casse del Comune 2,5 milioni di euro spendibili magari anche per le politiche del lavoro.

Si prendono gli altri la colpa di aver fatto perderli oltre agli altri benefici. Chi ha votato no al referendum ha detto sì a una prossima fusione e vorrei sapere quando, con chi e con quali finanziamenti».

Per Ganzit «queste situazioni o le risolvi manu miliari o le risolvi in maniera più intelligenti come hanno fatto a Rivignano e Teor. Si deve lasciar maturare un percorso non calarlo dall’alto, così come avvenuto con le Uti.

La questione dei finanziamenti è in secondo piano, in primo piano ci deve essere la capacità di maturare questi percorsi».

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