La scuola del futuro è già nata a Torre

L’innovazione a scuola non è solo uno slogan vuoto, una aspirazione da consegnare ai posteri. Ci sono scuole che, grazie alla caparbietà di insegnanti e dirigenti, la stanno costruendo, coinvolgendo anche le famiglie. E’ il caso di un gruppo di docenti dell’Istituto comprensivo di Torre che ha accettato la sfida del progetto europeo Depit “Designing for personalization and inclusion with technologies”. L’obiettivo? Personalizzare il metodo di insegnamento e sviluppare le competenze di tutti i bambini e ragazzi in modo inclusivo, grazie all’utilizzo delle tecnologie. Tecnologie che consentono di ridurre gli ostacoli e migliorare l’apprendimento.
Il progetto. «Tutto nasce da un’idea del professor Piergiuseppe Rossi dell’Università di Macerata, ma residente a Pordenone – spiega Annarita Ortu, maestra delle primarie di Torre e project manager della rete Depit –, che ha avuto l’intuizione di coinvolge tre atenei e cercare di creare un nuovo metodo didattico partendo dalle esperienze metodologiche delle università», la Cattolica del Sacro Cuore, Universidad de Sevilla e University College di Londra, con la professoressa Diana Laurillard, tra i massimi esperti in Learning Design. Le insegnanti di Torre che hanno aderito (oltre a Ortu), sono Federica Deganutti, Patrizia Balbi, Claudia Del Mastro, Annalisa Barbariol, Flora Pessot. «L’adesione da parte dei docenti è naturalmente volontaria – precisa Ortu –, ma il diffondersi della nuova metodologia sta facendo crescere l’interesseper un metodo che richiede prima di tutto che gli insegnanti si mettano in gioco. Potersi confrontare con altre scuole europee è una grande opportunità per il corpo docente e una ricchezza per i bambini».
L’evoluzione. L’innovazione nel metodo, prima che coinvolgere alunni e studenti, punta su cambiare l’approccio degli insegnanti, che devono mettersi in gioco. «Quando abbiamo iniziato, sei anni fa, eravamo un piccolo nucleo di persone, che però è cresciuto nel tempo – ricorda Ortu – e che dalle primarie punta a coinvolgere sempre più la secondaria di primo grado». In una scuola che deve formare competenze più che a trasmettere nozioni, l’innovazione parte da «Mappe fruibili dai bambini che partecipano alla progettazione in tutte le sue fasi – spiega l’insegnante –. Fin dall’inizio abbiamo visto che il fatto di indicare nella Lim tutte le tappe della lezione, compreso il break, garantiva una maggior attenzione da parte dei bambini. L’uso poi della tecnologica aiuta a differenziare l’attività e a facilitare il raggiungimento delle competenze anche da parte di alunni che hanno delle difficoltà nell’apprendimento». Il lavoro in team, inoltre, permette alle insegnanti un confronto costante e una maggior tracciabilità del lavoro fatto.
La rete. L’istituto comprensivo di Torre (1120 studenti da 3 a 14 anni) è capofila del progetto, ma la rete delle scuole della provincia si è ampliata. Ne fanno parte: l’Istituto Comprensivo Novella Cantarutti di Azzano X (la cui referente è l’insegnante Erica Turbian), con 1100 studenti, l’Istituto comprensivo di Travesio, con 708 alunni, l’Istituto comprensivo di Meduno, con 428 alunni.
La app. In questa nuova fase del progetto – che ha ottenuto il riconoscimento europeo – è stata coinvolta Infofactory, agenzia web e software, insediata a Friuli Innovazione (che è il polo tecnologico di Udine). E’ l’azienda friulana a lavorare all’applicazione che supporterà i docenti nella progettazione e nel lavoro in classe con gli studenti. Questa sarà testata in collaborazione con associazioni di docenti europei come l’Atee, Association for Teacher Education in Europe, e l’Aede, Association Européenne Des Enseignants, e con le scuole della rete.
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