La scuola dedicata ad Alberto Manzi, il Ciavedal insorge

CORDENONS. Non piace a tutti, la scelta fatta di recente dal consiglio dell’istituto comprensivo di Cordenons, su proposta del collegio docenti e con il nulla osta del Comune, di intitolare gli ultimi due plessi rimasti senza nome a “gente che di Cordenons non è”.
Ad Alberto Manzi, l’indimenticato autotre di Non è mai tropo tardi è intitolato l’istituto comprensivo, mentre alla scrittrice sacilese Syria Poletti la nuova scuola per l’infanzia a Villa d’Arco. Gli altri plessi portano già il nome di don Piero Martin (nido comunale), Gianni Rodari (materna di Nogaredo), Edmondo De Amicis (elementare di Nogaredo), Duca d’Aosta (elementare della piazza) e Leonardo da Vinci (medie).
La critica campeggia sul profilo Facebook del gruppo cordenonese del Ciavedal, che di tradizioni linguistiche è fedele custode, a firma del giornalista e consigliere del direttivo del gruppo, Raffaele Cadamuro. Un pensiero personale, e non del Ciavedal, tiene a precisare, ma che fa comunque a riflettere.
«La scuola di Cordenons ha intitolato l’istituto comprensivo a Manzi – scrive Cadamuro –, confermando come la scuola oggi sia molto lontana dalla realtà in cui vive. Di personaggi importanti come Alberto Manzi, in Friuli ce ne sono parecchi: perché romanizzare quando non serve?».
Ancora più grave, rileva, «il fatto che le proposte del corpo docenti, ovvero quella per Mansi e Poletti, abbiano avuto l’avvallo politico della giunta Ongaro, che si è espressa in quanto proprietaria delle strutture scolastiche».
L’insensibilità dimostrata da entrambi gli enti verso quei cittadini che hanno fatto la storia del proprio territorio, per Cadamuro fa ancora più specie «se messa a confronto con l’attenzione avuta, per contro, anni fa dalla Provincia al momento della scelta del nome da dare all’istituto d’arte in via Sclavons. Il nome fu infatti quello dell’imprenditore cordenonese Enrico Galvani, pronipote di quel Giuseppe Galvani che nell’Ottocento fondò l’omonima fabbrica di ceramica a Pordenone. E come la Provincia – rileva Cadamuro –, attento al territorio è stato il Polo tecncologico di Pordenone, che nel 2011 intitolò il parco che ospita oltre 50 imprese impegnate in progetti di innovazione e trasferimento tecnologico ad Andrea Galvani, figlio di Giuseppe». (mi.bi.)
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