La scomparsa di Silvestrini Il cardinale di casa in duomo

SACILE. «Il cardinale Achille Silvestrini è stato un grande amico, una guida e un secondo padre per me». Tanti i ricordi intrecciati al dolore e al cordoglio, ieri, a Sacile per la morte del diplomatico della Santa Sede che si è spento a 96 anni: quelli di Pierluigi Verardo, che negli anni Ottanta era l’organista “privato” del porporato e studente universitario a Roma, con alloggio a Villa Nazareth. «Alloggiava con noi studenti anche l’attuale premier Giuseppe Conte a Villa Nazareth: era riservato e molto serio – dice Verardo –. Monsignor Silvestrini ci coinvolgeva spesso in momenti di formazione spirituale cristiana, culturale ed etica. L’amicizia è continuata anche dopo l’università: ha celebrato il mio matrimonio con Cristina a Pordenone nel 1998 e il battesimo di nostra figlia Prisca a Sacile nel 2002».

L’amicizia non si è mai interrotta. «Credeva nei giovani e nel dialogo: ha contribuito a fare cadere il muro di Berlino nel 1989 e incontrava anche Saddam Hussein. La linea diplomatica negli anni della Guerra fredda è stata vincente. Ogni anno a Pasqua andavo a Roma per incontrarlo e partecipare alle sue celebrazioni». Era prefetto emerito della Congregazione per le chiese orientali, dopo l’impegno diplomatico a stretto contatto con i segretari di Stato Domenico Tardini, Amleto Giovanni Cicognani, Agostino Casaroli. «È stato un grande esempio di fede – ha continuato l’amico sacilese –. L’ultimo incontro a Roma risale a qualche mese fa e tornerò nella capitale per il rito funebre».

A Villa Nazareth erano di casa Giulio Andreotti – ha aggiunto nei ricordi Verardo –, Francesco Cossiga, pure Federico Fellini. Monsignore Silvestrini credeva nella formazione culturale ed etica dei giovani, per creare una classe dirigente italiana. È stato ospite a Sacile e la città, dove il fratello aveva fatto il servizio militare, gli era molto piaciuta». —

C.B.

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